[Thread] Nei prossimi giorni la Camera dei Deputati discuterà la proposta di legge sull’#acquapubblica, il cui obiettivo è quello di garantire “una gestione pubblica partecipativa e trasparente del bene comune costituito dall’#acqua”. Sarà davvero così? 1/n
La proposta di legge, che ha per prima firmataria @FedericaDaga e che ha ricevuto un forte endorsement da @Roberto_Fico e @SergioCosta_min , ha tre obiettivi che, secondo i promotori, sono necessari a garantire il governo pubblico della risorsa idrica: 2/n
1) La cessazione anticipata (2021) delle concessioni in essere; 2) La gestione dell’acqua a enti di diritto pubblico; 3) lo spostamento delle competenze sulla tariffa da @ARERA_it a @minambienteIT, e lo spostamento del finanziamento dalla tariffa alla fiscalità generale 3/n
Per capire quali possano essere le conseguenze, bisogna anzitutto capire come è strutturato oggi il sistema idrico e quali ne sono le caratteristiche principali 4/n
Le modalità di affidamento della gestione sono sei: i) affidamento inhouse; ii) affidamento tramite gara; iii) affidamento a società mista; iv) affidamento a società quotate; v) gestioni in economia; vi) altre forme residuali 5/n
Questi grafici mostrano la ripartizione della popolazione servita per modello gestionale... 6/n
...la loro distribuzione geografica... 7/n
...e la ripartizione per tipologia di azionariato 8/n
Se teniamo conto che le aziende miste e quelle quotate sono tutte a controllo pubblico, arriviamo a una prima conclusione: almeno il 95% della popolazione è servita da gestori pubblici. Che senso ha una legge per espellere il privato dove non c’è o ha un ruolo residuale? 9/n
In realtà, la ddl Daga non sarebbe priva di conseguenze. Sebbene nulla cambierebbe dal punto di vista del controllo effettivo dei gestori, lo Stato dovrebbe risarcire gli attuali azionisti (pubblici e privati), i cui investimenti non sono ancora stati pienamente ricuperati 10/n
Tra indennizzi, mancato gettito dai canoni di concessione, rimborsi del debito finanziario a carico degli enti locali, lo Stato dovrebbe scucire almeno 15 miliardi di euro 11/n
Non è tutto. Se la gestione del servizio idrico fosse affidata a enti di diritto pubblico, i relativi debiti andrebbero consolidati nel bilancio degli enti controllanti, portandone alcuni al dissesto e in ogni caso venendo contabilizzati come debito pubblico aggiuntivo 12/n
Si stima che l’effetto finanziario dell’operazione aggiungerebbe al #debitopubblico una somma pari a circa 17 miliardi di euro, a cui si aggiunge un fabbisogno di 2-4 miliardi di euro annui per finanziare gli investimenti programmati cc @CottarelliCPI @GiampaoloGalli 13/n
Poi c’è l’altro pilastro della riforma: restituire al Governo (tramite il @minambienteIT) i poteri in materia di determinazione della tariffa, attualmente attribuiti all’@ARERA_it 14/n
Da quanto la tariffa è stabilita da un’autorità indipendente, gli investimenti programmati sono ripresi, perché il quadro di riferimento è chiaro e stabile. La certezza è cruciale in un settore dove gran parte dei costi vanno anticipati e vengono poi ricuperati nel tempo 15/n
Il metodo tariffario dell’Autorità si basa sul principio “chi inquina paga”, cioè gran parte dei costi sono coperti dalla tariffa stessa, e promuove l’efficienza dei gestori. Qui una descrizione: econopoly.ilsole24ore.com/2016/01/22/nuo… cc @simobenedettini 16/n
Riportare il potere tariffario al Governo, e spostare il baricentro del finanziamento dalla tariffa alla fiscalità, avrebbe tre conseguenze 17/n
In primo luogo, mentre il gettito tariffario è relativamente certo, l’allocazione delle risorse attraverso la fiscalità generale lo è molto meno perché soggetta alla variabilità dei cicli politici. Quindi bisogna aspettarsi un aumento del costo dei capitali 18/n
Secondariamente, la maggior dipendenza dai trasferimenti fiscali implica un indebolimento del principio “chi inquina paga”: paga chi paga le tasse, non chi consuma. L'impatto complessivo sarebbe probabilmente regressivo cc @VeroDeRomanis 19/n
Infine, una riduzione degli investimenti (dovuta alla loro minore bancabilità) avrebbe pesanti conseguenze ambientali cc @EZanchini 20/n
Il fabbisogno riguarda soprattutto i sistemi di depurazione, che oggi coprono solo l’85 per cento della popolazione in termini di capacità e il 78 per cento in termini di carico trattato (al Sud il 68,6 per cento) 21/n
In sintesi, nel nome di un obiettivo puramente ideologico (la trasformazione formale degli attuali gestori idrici in enti di diritti privato) si rischia di produrre rilevanti costi per la collettività, attuali e futuri, e una riduzione degli investimenti 22/n
Eppure, l’industria è già saldamente a controllo pubblico. La sensazione è dunque che il vero discrimine non sia privato vs pubblico: sia l’incapacità di capire che il servizio idrico non è più “tubi e pompe”, ma ha una dimensione industriale e tecnologica complessa 23/n
La riforma del servizio idrico in discussione alla Camera non produce benefici per nessuno, al di là degli slogan sull’acqua pubblica, e costi per tutti. Costi, finanziari e ambientali, che sarebbero “pubblici” senza la minima ombra di dubbio 24/n
Ne abbiamo parlato più diffusamente in questo Briefing Paper dell’@istbrunoleoni: brunoleonimedia.it/public/BP/IBL_….

Inoltre ne discuteremo stasera a @ZappingRadio1 con @gloquenzi.

Ne ha parlato anche il @sole24ore: quotidianoentilocali.ilsole24ore.com/art/servizi-pu… cc @giannitrovati 25/n
I dati che abbiamo utilizzato derivano quasi esclusivamente da due fonti: il Blue Book di @UTILITALIA (utilitatis.org/my-product/blu…) e la relazione annuale @ARERA_it (arera.it/allegati/relaz…). Il testo della proposta di legge è qui: camera.it/leg18/126?tab=… n/n
Ps nel tweet 22 c'è un refuso: gli attuali gestori verrebbero trasformati in enti di diritto pubblico, ovviamente. HT @marattin
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