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Gli OGM in Italia.
Grazie a WikiLeaks è stato possibile conoscere la forti pressioni esercitate dal governo americano sulle nostre istituzioni, quando nel 2000, durante il Governo Amato, furono messe al bando quattro varietà di mais OGM attraverso l'approvazione di un decreto.
Le 4 varietà erano due di proprietà della Monsanto, le altre delle aziende farmaceutiche Aventis e Novartis.
L'Unione Europea ne aveva autorizzato la vendita ad uso per l'uomo e per il bestiame, mentre dall'Italia ci fu un diniego proprio per salvaguardare le proprie produzioni.
Col decreto approvato dall'Italia viene chiaramente intravista una flessione nei bilanci delle multinazionali statunitensi, gli USA stimano infatti una perdita di 70 milioni di dollari in 5 anni.
Tale decisione non passa chiaramente inosservata all'Ambasciatore americano.
Negli stessi anni l'Italia si stava battendo nella salvaguardia dei propri prodotti, questo attraverso l'istituzione dei marchi di Indicazione Geografica Protetta (i famosi IGP).
Per riuscire ad ottenerli occorre l'approvazione da parte L'Organizzazione Mondiale del Commercio.
L'Organizzazione Mondiale del Commercio fu creata nel 1995, allo scopo di supervisionare i numerosi accordi commerciali tra gli stati membri. Comprende oltre il 95% del commercio mondiale di beni e servizi. Essendo uno degli stati membri, gli USA si "offrono" di aiutare l'Italia.
Non fu certamente un aiuto spontaneo, per l'ottenimento dell'IGP gli Stati Uniti "chiesero" la rimozione del veto al commercio di OGM in Italia.
Incredibilmente il governo italiano non cedette al ricatto.
Nel 2001 subentra il Governo Berlusconi, gli USA sperano in un cambio.
La resistenza contro il via libera alla commercializzazione di OGM, incontra quella del Ministro Alemanno, forte oppositore ai suoi tempi.
Gli USA ovviamente non si arrendono: nella primavera del 2002 il segretario all'agricoltura USA scrive direttamente al ministro Alemanno.
Il contenuto di questa lettera rivela la forte preoccupazione del segretario americano circa le posizioni di rifiuto del nostro Ministro.
Il vice consigliere alla Sicurezza arriva a contattare persino Giovanni Castellaneta, consigliere diplomatico del premier Berlusconi.
Le promesse di Berlusconi verso Bush erano certamente a favore di una politica molto più aperta alla vendita degli OGM.
Non finisce certamente qua: anche il sottosegretario Larson comunica la sua preoccupazione all'Ambasciatore italiano "per la strada completamente sbagliata".
I Ministri Sirchia e Moratti sono contattati dal consigliere del Dipartimento di Stato americano, con il chiaro obiettivo di affossare il documento di Alemanno nella Commissione Nazionale sulle Biotecnologie, in caso contrario si sarebbero esercitate pressioni su Berlusconi.
Anche Bill Young, membro del Congresso americano, avvicina quello che è un suo amico di lunga data, per poter esercitare un parere positivo sugli OGM e la scelta italiana.
Quell'uomo di fiducia non era altro che il vicepresidente Gianfranco Fini. Stoicamente Alemanno non cede.
Nonostante le forti pressioni, anche all'interno della coalizione di maggioranza, Alemanno decide di consultare organizzazioni come Coldiretti, Confagricoltura e la Confederazione Italiana Agricoltori.
In questo summit avviene una spaccatura d'intenti abbastanza sorprendente.
Coldiretti si esprime da subito contraria all'utilizzo di OGM, prediligendo sementi pure e non contaminate.
Diversamente Confagricoltura si schiera apertamente a favore degli americani, con la scusa che i maggiori fornitori di sementi non possano garantire un'assenza di OGM.
Appare evidente come sia in atto un vero e proprio boicottaggio della cultura agricola del territorio, come avvenne in Brasile col Presidente Lula, "costretto" a legiferare a favore degli OGM con l'introduzione di una soglia di tolleranza (contaminazione accidentale tollerata).
Alemanno ancora una volta non cede al ricatto, scatenando un nuovo avvertimento dell'Ambasciatare americano al nostro Governo, mettendolo in guardia che la sua corsa, contro l'uso di OGM, non potrà proseguire senza alcun ostacolo.
A questo punto gli USA tentano un'altra strada.
La tattica adottata è semplice: ricercare figure, nel territorio italiano, che possano in qualche modo convalidare a livello scientifico le motivazioni del governo americano.
Figura di spicco in questo processo è l'Assobiotec, associazione di aziende italiane di biotecnologia.
L'Assobiotec sostiene fortemente gli OGM, ad una di queste conferenze, il Ministro Sirchia si lascia in un proclama a favore del loro uso, grazie a un rapporto redatto da Amedeo Teti, in cui afferma che l'opposizione agli OGM è basata su prove antiscientifiche e antiamericane.
Nel 2003 arriva infine un decreto restrittivo sugli OGM, presentato proprio da Alemanno. L'Ambasciatore americano si precipita da Gianni Letta e non si fa attendere la chiamata a Silvio Berlusconi, dove viene rimarcata la promessa del premier fatta a Bush per bocciare il decreto.
Basta poco e non si fanno attendere le velate minacce del sottosegretario all'agricoltura americano ad Alemanno, in cui viene ricordato che Roma ha un miliardo di dollari di debito nel settore, prospettando "serie conseguenze".
Ma le cose sono destinate a cambiare, in peggio.
Nel 2004 il tribunale amministrativo, grazie alla decisione del TAR del Lazio di annulla praticamente il decreto Amato di 4 anni prima, concede la vittoria dell'intero pool delle multinazionali statunitensi produttrici di OGM: la Monsanto, la Pioneer, la Syngenta e l'Assobiotec.
Le cose purtroppo tenderanno a peggiorare: due anni dopo troviamo formato il Governo Prodi, il nuovo ministro De Castro assicura gli americani il pieno appoggio nei loro prodotti di punta biotech, aprendo le porte praticamente agli OGM.
Una chiara ammissione di intenti
Bisogna attendere il ritorno di Berlusconi, nel 2008, per ritrovare una comunicazione istituzionale interessantane proviene da Amedeo Teti, vcomunicando col nuovo ambasciatore degli Stati Uniti Spogli, rivelando che "ora può essere più semplice introdurre gli OGM in Italia".
Alemanno non è più Ministro ma bensì sindaco di Roma, confermando però il suo essere "politicamente importante" ma soprattutto il pericolo reale, dovuto principalmente al fatto che "potrebbe avere un'influenza da dietro le quinte".
Arriviamo però direttamente ai fatti del 2013.
I Ministri delle politiche Agricole, Nunzia De Girolamo, quello della Salute (sic!) Beatrice Lorenzin e dell'Ambiente Andrea Orlando, firmano un provvedimento legislativo in cui si vieta in modo esclusivo la coltivazione del mais geneticamente modificato chiamato MON810.
Il mais MON 810 è uno degli OGM più diffusi in tutto il mondo attualmente.
Proviene da una linea di Zea mays geneticamente modificata ed è prodotta dalla società Monsanto (ovviamente) ed è teoricamente capace di combattere la perdita di raccolto causata dagli insetti.
L'uso del MON810 è stato approvato nell'Unione europea nel 1998, solamente sei stati hanno iniziato la coltivazione, mentre altri sei stati l'hanno praticamente vietata , ma non l'importazione, con disposizione temporanea di emergenza, nota come "clausola di salvaguardia".
Appare evidente come possa essere certamente una buona notizia quella del divieto di coltivazione del MON810, ovvero un unico tipo di mais OGM (anche se nei fatti questa decisione sarà praticamente smentita alla fine di questo thread), ma è lecito domandarsi: e gli altri OGM?
La morsa di persuasione americana non si limita certamente al Governo italiano, l'ambasciatore USA affermerà che il proprio interesse continuerà sino a quando il Vaticano non si pronuncerà a favore degli OGM.
Il giudizio del Pontefice è ritenuto fondamentale per l'America.
Nel 2002 sulla questione ci fu già uno scontro: e avvenne durante la resistenza dei gesuiti in Zambia, il governo locale e i religiosi si erano opposti all'offerta di cibo OGM da parte degli americani, indicato come pertugio per gli interessi esterni delle multinazionalit .
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