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Una delle tragedie più ridicole della nostra era sono le destre oscurantiste-illiberali che si ergono a numi tutelari della libertà di espressione e della lotta alla censura. Loro, che ce l'hanno nel dna, ora fanno i paladini dei limiti sconfinati del dicibile.
C'è una ragione per cui possono farlo. Per l'altrettanto ridicola tragedia che affligge i "progressisti" liberali: pensare di arrogarsi il diritto di decidere cosa è buono e cattivo, moralisticamente e in ogni occasione, e imporlo - anche in modo repressivo - a tutti.
Le due tragicommedie si reggono una sull'altra: da una parte i liberal che vorrebbero rimuovere tutto il male da Internet, per decreto; dall'altra fascistoidi urlanti che reclamano il diritto di spargere letame.
In entrambi i casi, la libertà non c'entra nulla: c'entra un progetto politico di come usarla per imporre una propria visione politica.

Da una parte, una rete-grande tv dove parlano solo i pochi buoni e giusti; dall'altra, un caos da cui solleticare ogni istinto più deteriore.
La vittima, al solito, è la realtà: a nessuna delle due parti interessa davvero raccogliere evidenze sull'ecosistema online, capirne le reali dinamiche. Interessa nutrire le opposte paure, solleticare le opposte indignazioni.

Comunque vada, le politiche tecnologiche perdono.
Questa lunga premessa per dire: servirà attrezzarsi, e seriamente, a difesa dei diritti degli utenti. Da un lato, per evitare si comprimano eccessivamente per moralismo; dall'altro, per evitare si scambino i diritti con l'anarchia per immoralismo.
Il problema è capire come evitare simultaneamente le balle di chi ti accusa di essere servo ultralibertario dei Big Tech se sei contro la riforma copyright, e censore se osi ricordare che l'odio di un Trump o Salvini pesa più di quello di un utente qualunque.
E sia chiaro: insulti e incapacità di argomentare, ragionare e discutere democraticamente arrivano da entrambe le parti.

Non è colpa dei social media: è proprio indisponibilità a mettere in discussione i propri giudizi.

Perché sono pregiudizi, fuggono il confronto razionale.
Come se ne esce? Secondo me, alzando il livello del dibattito.

E trasportandolo in luoghi dove è più semplice creare discussioni dotate di senso tra persone meritevoli di fiducia.

Quello che spaventa è il coraggio, la forza che servono per opporsi al cinismo e arrendersi.
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