Avevano preso un ragazzo di 19 anni, Guido Radi, che stava sabotando le linee telegrafiche.
E lo avevano torturato, per avere i nomi dei compagni. Inutilmente.
Oltre a questo aiutavo alla trattoria. Eravamo una bella famiglia, di sani principi.
Cominciai a stampare volantini sovversivi che nascondevo nella carrozzina di Albero Mario lasciandoli nelle case dei vicini.
Provate il fascismo per anni e poi ne riparliamo.
Sapevo di essere ormai nel mirino dei fascisti.
E il 23 giugno del 1944, con gli alleati alle porte, prima di darsela a gambe, si ricordarono di me.
Mi picchiarono, mi sputarono in faccia e poi misero me e mia madre contro un muro per fucilarci.
Non credetegli. Reagite, anche alle piccole cose.
Perché se non lo farete, un giorno vi accorgerete di averlo ormai dentro quel male.
E tutto intorno.