Thread by @pettymagpie

All'età di Cinquant'anni Aroldo Pinkerton ebbe un rovescio di fortuna e si vide costretto a vendere la propria collezione di ornitorinchi impagliati

Il lettore si chiede:
chi è Aroldo Pinkerton?
Perchè ha un nome italiano e un cognome straniero?
Perchè possiede una collezione di ornitorinchi impagliati?
Ma, soprattutto chi comprerebbe una tale collezione? A chi spera di venderla? A che prezzo?

E' venuto da me questa mattina, per farsi raccontare: un signore distinto, una giacca di buon taglio ma piuttosto lisa sui gomiti, scarpe cucite a mano, anch'esse molto usate

Gli servono delle foto da mettere su internet per la vendita.
Foto di ornitorinchi impagliati è un curioso ornamento per il mio curriculum...
Mi da appuntamento a casa sua verso le 17 di oggi

La casa la conosco, l'ho già vista da fuori.
Una casa trascurata ma con molte potenzialità... a due piani, probabilmente ha anche una soffitta, o solaio.
Due bizzarri terrazzini a nord e a ovest.
Pure una buffa foresteria finto tirolese con sbiadite persiane intagliate a cuore

Il sambuco folleggia sul retro, riempiendo l'aria del suo dolciastro odore di fiori bianchi.
Oltre il giardino prosegue, ma non si vede dalla strada

Sono stata tentata di rifiutare, ma al memento 50€ mi fanno comodo e per la verità sono curiosissima di vedere la casa.
Le case vecchie sono sempre state una mia debolezza.
Sicchè sono le cinque meno un quarto mentre appoggio la bicicletta al muro di cinta e occhieggio la casa

Il cancello è chiuso.
Non c'è nessun campanello.
Sopra le volute del ferro battuto color verde sbiadito occhieggia un curioso girasole sormontato da una campanella che probabilmente suonava quando aveva il batacchio.
Sono perplessa

Sto per andarmene... ho una brutta sensazione, come un presentimento che aleggia a qualche centimetro dalla mia nuca. Forse, dopotutto, non è una buona idea...

Ma ecco che si apre la porta principale e il Signor Pinkerton si avvicina per venire ad aprirmi il cancello.
Buongiorno Signorina, mi dice col suo fare un po' antiquato, la puntualità è una dote che personalmente apprezzo molto, prego, faccio strada

Lo seguo in silenzio, ho da tempo imparato a tacere quando non ho niente da dire.
Inoltre sto cercando di interpretare il campanello di allarme che mi sta suonando nel cervello.
Sento che qualcosa non va, c' è come uno scollamento dalla realtà....o forse è solo suggestione?

Nessuno sa che sono qui, la mia bici è appoggiata fuori ma resta nascosta dall'edera che riveste il muretto...ok, se entro dieci minuti non vedo un ornitorinco impagliato me ne fuggo a gambe levate

Ripetendo i suoiPrego, faccio strada, il Sig. Pinkerton mi fa entrare in un cupo corridoio con mattonelle esagonali bianche e bordeaux... da un antiquato attaccapanni a spalliera pendono cappotti e impermeabili probabilmente indisturbati dagli anni '50

Sbocchiamo in un atrio o disimpegno con una porta a due battenti aperta su un tinello con poltrone e divanetto rivestito in cinz fiorato e una scala con una rampa a salire e una a scendere, con un corrimano dall'aspetto un po' traballante

spero di non dover scendere...
Ecco, Signorina, è da basso, faccio strada

Appunto

Eccoci in uno stanzone illuminato solo da due finestre a bocca di lupo, la luce è però sufficiente per individuare in effetti circa una quindicina di mummie dall'aspetto misterioso che a una seconda occhiata da vicino si rivelano...

Oh yes...ornitorinchi impagliati

Ho un tuffo al cuore quando improvvisamente una palla di pelo mi passa tra le gambe e infila la porta dietro di me soffiando ...
La prego di scusare Rasputin, Signorina, é un gatto un po' ombroso

Dopo aver augurato silenziosamente a Rasputin una forte dissenteria, spiego al Sig. Pinkerton che in questa stanza non c'è nemmeno lontanamente la luce adatta per fare foto accettabili

Annuisce coscenziosamente.
Allora, se mi permette, le offro un thé di sopra mentre trasporto gli ornitorinchi in biblioteca.

Accetto all'istante, soprattutto per tirarmi fuori da quell'antro buio

Mi fa accomodare sul divanetto a fiori e si scusa per portarmi il thè...spero thè freddo, ci saranno 30 gradi qui dentro...
Un'occhiata al cellulare mi informa che non c'è campo...
Mi guardo intorno nella stanza piena di ninnoli polverosi e antiquati.

Una scatola carillon sul tavolino attira la mia attenzione.
La apro e una piccola ballerina con il tutu lilla si mette a girare al suono di una musica che conosco...

Che farò senza Euridice...
fa caldo e mi gira un po' la testa...
Ma ecco il Sig. Pinkerton che entra con uno schiccherare di tazzine su un vassoio e si blocca di colpo
Mi scusi, forse non dovevo toccare nulla...

No no...non c'è problema...mi scusi ho dimenticato lo zucchero...indietreggia e sparisce.
Mi sembra veramente un ometto bizzarro, la casa è bellissima nella luce del tardo pomeriggio, come avevo immaginato.
Avrebbe solo bisogno di un po' di cura

Il Sig. Pinkerton torna appoggiando sul tavolino due tazze di thè con un decoro a viole del pensiero.
Mi gira ancora un po' la testa, forse un thè caldo e ben zuccherato è quel che ci vuole.
Mi sento sempre più strana, come fluttuante nei motivi floreali della tappezzeria

Un attimo prima di perdere i sensi vedo Pinkerton che mi sistema un cuscino sotto la nuca