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"Gli innocenti non finiscono in carcere"

(Alfonso Bonafede, Ministro della Giustizia, 23 gennaio 2020, rispondendo in diretta a una domanda di @la_kuzzo).

Ministro, si prenda cinque minuti per leggere questa storia.

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La notte del 27 gennaio 1976 un commando fa irruzione nella caserma di Alcamo Marina (Trapani), uccidendo due carabinieri nel sonno. I sospetti cadono sulle Brigate Rosse, che tuttavia non rivendicano. Né vi sono indizi che confermino la matrice politica dell'attentato.

1/
Fino alla notte dell'11 febbraio 1976, quando una Fiat, si schianta su un muro nei pressi di Alcamo. Nell'auto viene trovata una pistola calibro 7,65 simile a quella che ha ucciso i carabinieri.

2/
Il conducente è un carrozziere di Partinico, si chiama Giuseppe Vesco e ha 22 anni. Vesco viene arrestato, trasportato in caserma e ammanettato a un termosifone. Su ordine del comandante, i carabinieri lo massacrano di botte.

3/
Il brigadiere Renato Olino sente le urla di Vesco, protesta ma non viene ascoltato. Nel pomeriggio il sospettato viene denudato e legato a delle casse. I carabinieri gli ficcano un imbuto in bocca e lo costringono a ingerire grandi quantità di acqua e sale.

4/
Vesco viene poi torturato con scariche elettriche e continuamente minacciato di morte. Alle torture assiste un medico che rianima la vittima ogni volta che perde i sensi.

C'è solo un modo per farli smettere: fare dei nomi.

5/
Dopo un giorno di torture, Vesco "ammette" di essere coinvolto nell'attentato di Alcamo e indica come "complici" quattro suoi vicini di casa: Giuseppe Gulotta, Giovanni Mandalà, e i minorenni Gaetano Santangelo e Vincenzo Ferrantelli.

6/
La notte del 12 febbraio 1976, quando viene arrestato, Giuseppe Gulotta ha 18 anni e non si è mai interessato di politica. Lui e gli altri sono torturati con gli stessi strumenti usati per Vesco finché, per salvarsi, ammettono di aver ucciso i carabinieri di Alcamo.

7/
Tranne Mandalà, che non "confessa" neanche sotto tortura. Interrogatori, pestaggi e torture avvengono senza la presenza di un avvocato difensore.

8/
Due giorni dopo, in presenza di un avvocato difensore, Vesco e i presunti complici ritrattano le rispettive confessioni denunciando di essere stati torturati dai carabinieri.

9/
Vesco preannuncia un memoriale per rivelare le informazioni di cui è a conoscenza. Il memoriale non giungerà mai alla magistratura, perché pochi giorni dopo l'imputato viene trovato impiccato a una grata dell'infermeria del carcere di Trapani.

10/
Il caso sarà liquidato come "suicidio", ma Vesco, cui tempo prima era stata amputata una mano, non avrebbe mai potuto annodare il cappio da solo.

11/
La ritrattazione non viene ritenuta credibile e, dopo un lungo e tormentato iter processuale, gli imputati superstiti sono condannati all'ergastolo.

12/
Sulle stranezze della vicenda giudiziaria indaga privatamente anche Peppino Impastato, il giornalista ucciso dalla mafia nel 1978.

13/
Inizialmente i carabinieri sostengono che Impastato sia morto nella preparazione di un attentato, accreditando la messinscena preparata dai sicari di Gaetano Badalamenti.

14/
Dopo l'assassinio, le forze dell'ordine perquisiscono la casa di Felicia Impastato, madre di Peppino, e tra le altre cose sequestrano la cartella su Alcamo Marina. A differenza di altri documenti, quella cartella non sarà mai restituita.

15/
Nel 1998, venti anni dopo l'arresto, Mandalà muore di cancro in carcere.

16/
Dopo 30 anni, l'ex brigadiere Olino rivela che le confessioni degli imputati erano avvenute sotto tortura e in seguito a ripetute minacce di morte.

ll collaboratore di giustizia Leonardo Messina rivela il coinvolgimento della mafia nella strage.

17/
Un altro collaboratore di giustizia, Vincenzo Calcara, rivela che i militari sono stati uccisi per avere fermato, qualche giorno prima, un furgone carico di armi destinate a un'organizzazione eversiva di estrema destra.

18/
Il 26 gennaio 2012 il procuratore generale della Corte d'Appello di Reggio Calabria chiede il proscioglimento da ogni accusa di Giuseppe Gulotta.

Il 13 febbraio 2012 Giuseppe Gulotta viene assolto con formula piena.

Trentasei anni dopo il giorno dell'arresto.

19/
Cinque mesi dopo, la sezione per i minorenni della corte d'appello di Catania assolve anche Ferrantelli e Santangelo.

Due anni dopo, la corte d'appello di Trapani assolve Giovanni Mandalà, riabilitandolo.

Sedici anni dopo la sua morte.

20/
Sì ministro, gli innocenti finiscono in carcere.

Un ministro della giustizia che voglia limitare i diritti dei cittadini di fronte alla legge è un turista delle istituzioni, indegno di ricoprire qualsiasi carica pubblica in un paese civile.

21/
Nota: l'affermazione del ministro Bonafede e la risposta della bravissima @la_kuzzo si possono vedere in questo tweet di @pietroraffa.

Post scriptum: il thread si trova come sempre srotolato qui
facebook.com/fabio.sabatini
Grazie per la pazienza.

Post post scriptum: anche questo, come altri post, è dedicato a quelli che "i 5 Stelle sono una costola della sinistra".
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