A Febbraio tenterò un esame, il penultimo, per la quarta volta. È da un anno che ci provo. Le prime due volte non mi è stata data neanche la possibilità di sostenerlo, sono stata mandata via perché “no questi libri non vanno bene” (libri inseriti nel programma).
La volta successiva mi son dovuta presentare come non frequentante, nonostante avessi frequentato ma “ormai è passato troppo tempo” (programma uguale ogni anno, ma ok). Ha chiesto domande non presenti sul manuale. Ha dato per errate risposte esatte.
Un esempio?
- Il De Vulgari Eloquentia, riscoperto da Trissino, si inserisce nel dibattito sulla questione della lingua
- NON SI INSERISCE IN NESSUNA QUESTIONE!
(vi basta consultare anche solo Google per capire chi tra me e quella pazza avesse ragione).
- Il De Vulgari Eloquentia, riscoperto da Trissino, si inserisce nel dibattito sulla questione della lingua
- NON SI INSERISCE IN NESSUNA QUESTIONE!
(vi basta consultare anche solo Google per capire chi tra me e quella pazza avesse ragione).
Pensavo di star sbagliando qualcosa io, poi ho parlato con altri, tutti nella mia stessa situazione. Mi è stato raccontato di studenti che hanno chiesto di sostenere questo esame con prof di altre università, passandolo. Di studenti promossi solo quando hanno minacciato di
denunciare questa persona. Di studenti che hanno scritto al rettore, che hanno portato la questione davanti al consiglio dei docenti, ricevendo rassicurazioni e ottenendo solo un richiamo per la prof, nient'altro. Lei è ancora lì, a rendere infernale un esame che senza di lei
non lo sarebbe. Le ho fatto presente, l'ultima volta, la mia media universitaria. Non per vantarmi, ma per farle capire, tramite quei voti, che non sono quel tipo di persona che si presenta ad un esame senza aver studiato al massimo. Soprattutto, non dopo la terza volta.
Mi ha risposto “Sono contenta per lei!”. E mi ha bocciata. Ha bocciato tutti. Ne ha promossi solo un paio, col minimo. Tutte persone che, bastava sentirle ripetere in corridoio, erano super preparate. Nel frattempo, mentre io sputo il sangue sui libri, ho visto gente attorno a me
laurearsi copiando agli esami o studiando su dispense di pochi fogli. Mi è sorto un senso di ingiustizia che si è accumulato alla frustrazione, al sentirsi fallita, alla rabbia.
Non ho mai vissuto male lo studio, adesso sì. E non è perché non sono abituata alle delusioni, io non sto qui a raccontare la mia vita, ma ho superato di peggio, da ogni punto di vista, ho avuto problemi di salute da quando sono nata, tutto ciò che ho me lo sono dovuto sudare.
E non ho mai fatto del vittimismo, non ho mai parlato a nessuno di questi problemi di salute, neanche ai miei amici più cari. Mi è sempre stato detto, da tutti, "Che brava che sei, affronti tutto col sorriso, vorrei più pazienti come te". Ma ciò che ha provocato l'università
in me è stato peggio di tutto questo. Perché viviamo in un sistema marcio che spinge la gente a sentirsi in dovere di correre, a sentirsi in difetto, a vivere secondo le tempistiche degli altri, non le proprie. Cercate di far sentire deboli alcune persone, condannate il loro
