Giapponese in quarantena. Puntata 4
Persisto nella molestia parlando di registri.
Il Giappone è uno stato fondato sul rispetto spasmodico della gerarchia (pena la decapitazione pubblica) e questo influenza inevitabilmente anche il linguaggio.
Esprimersi correttamente dipende quindi dal contesto e dai rapporti tra le persone che stanno parlando. In pratica è necessario, in base alla situazione, capire la propria posizione “gerarchica” rispetto all'interlocutore per potersi esprimere in maniera adeguata.
Esiste ovviamente il linguaggio colloquiale (o piano) detto
"futsuutai" che si usa tra persone in confidenza (famiglia, amici ecc.) e che possiede varie gradazioni. Ad esempio le donne tendono ad esprimersi in maniera più aggraziata rispetto agli uomini.
Esiste poi il keigo ovvero il sistema di espressione formale che si divide a sua volta in:
linguaggio cortese (teineigo)
linguaggio onorifico (sonkeigo)
linguaggio umile (kenjougo)
Quali sono le differenze?
Il teineigo è il più diffuso ed è paragonabile al nostro Lei.
Viene studiato normalmente anche dagli stranieri e va bene in gran parte delle occasioni.
Si utilizza con gli estranei, con gente più anziana e anche con gente che è leggermente più in alto nella gerarchia.
Ad esempio se a scuola parlo con un senpai (una sorta di “anziano” della situazione), anche se ha un solo anno più di me ed è un mio amico, dovrò usare linguaggio cortese. Il senpai invece potrà usare linguaggio piano nei miei confronti. Stessa cosa sul lavoro.
Se i salti gerarchici aumentano dovrò invece usare sonkeigo e kenjougo.
Il primo esalta tutte le azioni e i vocaboli riferiti alla persona cui si deve rispetto.
Il secondo sminuisce le azioni e i vocaboli riferiti a chi parla, nei confronti della persona a cui si deve rispetto.
In pratica, se io impiegato parlo con il grande capo, dovrò utilizzare il sonkeigo in tutte le azioni e i vocaboli riferiti a lui. Utilizzerò invece il kenjougo in tutte le azioni e i vocaboli riferiti a me.
Questa separazione si riflette anche sulle sfere di appartenenza.
Cioè se sono in ufficio e mi telefona l'imperatore che all'improvviso mi chiede informazioni sul mio grande capo, dovrò usare il kenjougo in tutte le azioni e i vocaboli riferiti al mio grande capo e il sonkeigo in tutte le azioni e i vocaboli riferiti all'imperatore.
Questo perchè il grande capo e io siamo nella stessa azienda. Dovrò invece implorare di non essere ucciso e ringraziare di non essere stato ucciso in tutte le azioni e i vocaboli riferiti a me stesso.
È interessante il fatto che l'utilizzo di registri sbagliati sia considerato irritante quando non offensivo (se non si usa una cortesia adeguata alla posizione dell'interlocutore) e che a volte vengano utilizzati nella maniera sbagliata volontariamente con questo proposito.
Ma in cosa consistono esattamente le variazioni tra i vari tipi di linguaggio?
Dal punto di vista della lingua sono modifiche che interessano verbi, sostantivi, aggettivi, avverbi, suffissi e prefissi.
Ad esempio, nel caso del verbo “vedere”le versioni sono:
miru (futsuutai)
mimasu (teineigo)
goran ni narimasu (sonkeigo)
haiken shimasu (kenjougo)
Se si tratta di sonkeigo e kenjougo le modifiche non sono solo nel modo di parlare ma anche nel linguaggio del corpo (ad esempio gli inchini possono essere diversi rispetto a circostanze normali ecc.)
Utilizzare correttamente sonkeigo e kenjougo è molto difficile e non tutti i giapponesi li parlano bene anche se tutti li capiscono. Questo perchè sono richiesti principalmente ai dipendenti d'azienda e ai commessi dei negozi.
Inoltre, non essendo insegnati a fondo a scuola, le aziende spesso fanno fare corsi ai nuovi assunti per formarli in questo senso.
Ora scusate ma mi sta telefonando l'imperatore
Fine 4°puntata