De Mita, l'uomo di Nusco. Prima di parlare di ciò che fece al governo, facciamo un salto a Nusco, il paese che gli aveva dato i natali, dove la popolarità dell'uomo politico era seconda solo a quella della Madonna. 
#MdT 1988 - Nusco era uno dei paesi del "cratere", l'area dell'epicentro del terremoto dell'80, ma era anche il comune dove è nato De Mita e dove soggiorna spesso. Per questo oggi è uno dei rarissimi paesi il cui centro storico é stato ricostruito.
Ma non fu questa ricostruzione a distinguere Nusco. La cittadina entrò nel Guinness dei primati per aver ospitato il più grande cantiere d'Europa per "movimentazione terra". Grazie all'art. 32 della famigerata legge 219.
Si trattava di costruire uno dei 20 nuclei industriali all'incrocio tra tre comuni, Lioni, Nusco e Sant'Angelo dei Lombardi. Spostato poi sotto la giurisdizione della sola Nusco. Dove? Non troppo vicino al paese. Quindi scelsero una bella collina. Distante qualche chilometro.
Nel 1984, per quattro mesi, 100 escavatori e 300 camion di 30 imprese appaltatrici, sbancarono 6 milioni di metri cubi di terra con punte di 70mila metri cubi al giorno. Costo? 60 miliardi di lire. Risultato, un triplo terrazzamento per le aziende previste.
Quando De Mita arrivò a Palazzo Chigi, solo una azienda aveva aperto con un mese di anticipo sulla data prevista. La Parmalat, dell'amico (di De Mita) Callisto Tanzi. Solo un amico poteva farlo, visto che la strada appena inaugurata era franata per un temporale.
I 21 chilometri di quella strada portano il nome di Fondovalle del Sele. Già costata 367 miliardi (non ancora finita), è stata costruita malissimo e ad ogni temporale si allaga.
Giorgetti, responsabile dei lavori, arrivò a dichiarare "I soldi previsti raddoppieranno". La zona è piena di paleofrane, roba da far rizzare i capelli. Sarebbe meglio non andare a vanti nei lavori. Qui crolla tutto". Infatti andarono avanti. E ogni volta crollava tutto.
Si fece lo stesso, come molte altre cose da non fare. Un'altra collina fu tagliata a Balvano per il nuovo stabilimento della Ferrero (altri 3 milioni di metri cubi). Un fiume fu spostato e arginato. Ma ancora mancava una vera strada che collegasse il tutto.
L'incarico fu dato alla Incomir. Un'altra strada dei tanti record. Per realizzare 12 chilometri servivano 14 viadotti e 5 gallerie. "Una localizzazione più infelice era difficile da trovare" disse Maurizio Trentin, responsabile del consorzio.
Questa non raccontatela a nessuno. Molti studenti di geotecnica degli Stati Uniti vennero in Italia per capire come si potesse costruire in quelle condizioni impossibili. Il terreno franava in continuazione e ogni 10 cm cambiava la composizione del terreno.
#MdT 1981 - Approvata la legge 219, scatta subito la prima grande truffa a danno dei terremotati. I Comuni da ricostruire nelle prime stime sono 360, ma ogni sindaco, ogni politico vuole il "suo terremoto". E così i comuni terremotati aumentarono a 600.
Quel terremoto è costato una valanga di miliardi di lire. Soldi spesi senza programmazione, né selezione degli investimenti. Un banchetto a cui parteciparono 144 consorzi. Di questi 75 avevano radici campane o lucane. Il resto erano imprese del Nord.
Soldi spesi per piccoli centri e grandi città, Napoli e Salerno, paesi in riva al mare che le macerie le avevano viste solo in tv. I deficit non sono mai un problema per un Paese. Lo diventano, in una “economia della catastrofe”. Come quella di allora.
