La strana coppia De Mita e Amato remò ancora qualche mese controcorrente. Craxi lo aveva promesso:"te lo do io il patto della staffetta". E così fu. Durante il congresso del suo partito disse che De Mita era giunto al capolinea. E così avvenne. De Mita si dimise. 
Cossiga, dopo le dimissioni,lo incaricò di formare un nuovo governo. De Mita per due mesi fu tirato per il naso da tutti. Craxi si era incontrato in un camper con Forlani. E aveva l'appoggio di Andreotti. Era tempo di dare vita a quello che passerà alla storia con il nome di CAF.
#MdT 22/07/1989 - Nasce il sesto governo Andreotti. Fra i socialisti Amato via, sostituito dall'ex governatore della Banca d'Italia Guido Carli. C'era De Michelis ed entrava Martelli. Al Bilancio Pomicino. Alle Finanze Formica. I liberali ottennero De Lorenzo alla Sanità.
Diciamo che qualcosa De Mita fece riguardo i finanziamenti all'Irpinia. Tagliò qualcosina, certo, ma non troppo, dato il serbatoio di voti. Cinque mesi dopo il suo addio, il nuovo ragioniere dello Stato, Andrea Monorchio, fornì in Parlamento un quadro di questi finanziamenti
Ascoltammo qualcosa di surreale. Per la ricostruzione erano stati spesi (a quel giorno) 49.337 miliardi di lire.Di questi solo 2mila miliardi erano transitati dai capitoli di bilancio dello stato e dalle scrivanie della Corte dei Conti.Gli altri 47mila da"gestioni fuori bilancio"
Da qui trasferiti a soggetti vari, che in nome dell'emergenza continuavano a gestirli senza rendere conto a nessuno. I decreti che autorizzavano questi finanziamenti uscivano senza il nome dei beneficiari. Che venivano aggiunti in un secondo momento.
Monorchio ci disse di più. Il fatto che uscissero dei soldi dalle casse dello Stato non corrispondeva necessariamente all'avvio o alla prosecuzione dei lavori. Parole che rimbalzarono nelle aule del Parlamento senza nessuna reazione. E naturalmente senza soluzioni.
A manovrare i soldi si erano succeduti gli ex ministri Signorile, Scotti, Zamberletti. Poi Elveno Pastorelli che De Mita aveva riconfermato. Forse perché erano amici, dato che condividevano (ad un canone molto, molto equo) appartamenti in un palazzo a Roma di proprietà Inpdai.
