Giuseppe Mussi è in ferie. Sta vendemmiando nella vigna di una zia nei pressi di Viareggo quando riceve una telefonata.“Abbiamo bisogno di te, c’è un servizio importante”. “Che servizio?” “Forse prendiamo Battini. Vieni" 
Giuseppe Mussi (che tutti chiamano Gianni) ha 30 anni. Sposato con un figlio di 3 anni e un altro in arrivo. E’ un sottufficiale della polizia giudiziaria, molto apprezzato, con tanti encomi. Conosce molto bene il bandito Battini.
Giuseppe Lombardi è nato a Monteroduni (IS) il 20 novembre 1921. Sposato con un figlio. E’ entrato in Polizia nel 1948 e, dopo aver frequentato la scuola allievi di Roma, ha prestato servizio in reparti di Roma, Milano, Massa Carrara e Pavia, e presso la Questura di Lucca.
Armando Femiano è nato a Lusciano (CE) il 13 settembre 1928. Sposato e padre di 3 figli. Entrato in Polizia nel 1951, dopo aver frequentato la scuola allievi di Roma, presta servizio presso la Questura di La Spezia. Promosso per merito straordinario al grado di vicebrigadiere.
#MdT 22/10/1975 - ore 6,30 Dopo indagini condotte dalla Questura della Spezia insieme al Commissariato di Viareggio, Giuseppe Mussi, Giuseppe Lombardi, Armando Femiano e il maresciallo Giovanbattista Crisi, partono per una perquisizione. Con loro altri poliziotti.
La casa da perquisire è in località Montiscendi nel comune di Pietrasanta. I carabinieri si avvicinano alla casa. Non ha una porta, ma una tenda da cui fa capolino un giovane che chiese “Chi siete? Che cosa volete?” Gli agenti si qualificano ed entrano nell’abitazione.
Mentre il Crisci torna in auto a prendere il decreto di perquisizione, il giovane dice agli agenti che vuole vestirsi ed entra in una stanza. Dentro c’è un uomo, il Battini, che inizia a sparare con un mitra. Muoiono sul colpo l’appuntato Femiano e l’appuntato Lombardi.
Il brigadiere Mussi, ferito, cerca di guadagnare l’uscita, ma viene abbattuto da altre raffiche di mitra. Il complice apre il fuoco e poi entrambi i criminali cercano di fuggire all’esterno, sparando all’impazzata e ferendo altri tre agenti.
Ma gli altri poliziotti li tengono in pugno. i due assassini si arrendono, mani alzate. E continuano a implorare pietà gli agenti. “Pietà, pietà, non ci uccidete!”. A terra tre poliziotti morti, Giuseppe Mussi, Giuseppe Lombardi, Armando Femiano e il Cresci gravemente ferito.
La moglie di Mussi è la prima ad arrivare. “Gianni, Gianni, perché?”, urla. La fanno sedere fuori in cortile. Si sente soffocare. L’attesa sarà lunga. Non possono farle vedere il suo Gianni senza prima ricomporlo.
Chiedono al padre di Gianni, Silvio Mussi, 32 anni in polizia, se ha portato la divisa per il figlio. Lui risponde che il figlio andrà in borghese al cimitero,perché con una divisa ci ha rimesso la pelle. Il capitano accenna un “va bene”.
Per Giuseppe Lombardi, 54 anni, quel lavoro stava per finire. Ne aveva parlato col cognato e si era lamentato della levataccia. “Domani mattina mi devo alzare alle 4 per un servizio". Ancora 15 mesi e poi la benedetta pensione.
Massimo Battini e Giuseppe Federigi, si dichiararono appartenenti a movimenti politici di lotta armata. Furono condannati all’ergastolo per omicidio volontario. Oggi sono in libertà. E da molti anni. Dissociati con successivi abbuoni, sconti e permessi.
Nei “magnifici anni ’70” gli omicidi, i rapimenti, le rapine, la prostituzione, il contrabbando e il racket erano all’ordine del giorno. Una delinquenza dilagante che nemmeno finiva i suoi giorni in prigione visto le carceri erano stipate all’inverosimile.
