Il discorso è lungo e ci sono eccessive semplificazioni da ambo le parti.
Se avete voglia entrambi di prendervi 5 minuti per leggere sto mezzo papiro, provo a chiarire alcuni aspetti.
È vero che Draghi stampa 80mld al mese, ma è altrettanto vero che contemporaneamente "ritira" dal mercato bond per altrettanti 80mld.
I bond in questione sono sostanzialmente tds ad alta liquidity, e come tali sono sostanzialmente equiparabili al cash, ovviamente
Questa sostituzione tds con cash di per sè non genera granchè a livello di inflazione.
E quì si che la musica cambia. Un apprezzamento di questa classe di titoli significa
Questo miglioramento quali-quantitativo dovrebbe, a sua volta, incentivare la concessione di prestiti, immettendo finalmente PARTE di quella liquidità
Il Giappone è paradossalmente la prova che la frazione di liquidità che effittivamente raggiunge l'economia reale è piuttosto piccola, e sopratutto diventa via via più esigua con il perdurare dello stimolo.
Nello specifico, lo Stato può approfittare dei tassi artificiosamente bassi in due modi:
1) migliorare la propria situazione economica e patrimoniale
È evidente che tassi prossimi allo zero uniti alla prospettiva che restino tali, incentiva fortemente la seconda: se un debito è rinnovabile infinite volte a tasso zero, allora quel debito
Ma è proprio così? Se è vero che la domanda aggiuntiva generata dalla BC spinge in alto i prezzi (e in basso i rendimenti) allora l'offerta aggiuntiva
E così via.
Del resto, abbiamo visto prima che l'ammontare del debito è irrilevante, no?
NO.
Prendendo i due estremi della funzione, un tasso aggiuntivo dell' 1% su un'emissione pari a zero impatta zero, lo stesso 1% su un'emissione infinita a impatto infinito.
A questo punto la domanda è una sola: cosa accade nel momento in cui la BC fosse costretta a ridurre il programma di acquisti e quindi non riuscisse più a mantenere i tassi ancorati allo zero?