Thread by @JohannesBuckler

Sono passate da poco le 21. Giorgia è tornata a casa. C’è qualcosa di strano sotto al portico della palazzina in cui abita.
”Perché ci sono decine di militari in attesa? Stanno aspettando me?.”
Il capo di Stato Maggiore Franco Pisano le va incontro e la prende per un braccio.

Le mormora qualcosa nell’orecchio. Giorgia fa un gesto con la testa. I fotografi fanno lampeggiare furiosamente i loro flash. Pisano li caccia con un gesto e trascina Giorgia verso il portone di vetro. Che si richiude dietro di loro.

Siamo nel quartiere residenziale di Colle Massimo a Roma. Giorgia abita con il marito all’ultimo piano della scala D.
Sulla porta una targhetta di ottone con una scritta: ”Gen. Giorgieri Prof. Licio”. Sotto : “Giorgia Pellegrini Preside”.

Suo marito, Licio Giorgieri, era nato a Trieste il 1º giugno 1925. Si era laureato presso l'università di Trieste in ingegneria navale e meccanica nel 1949. Aveva poi vinto il concorso per l'arruolamento come ufficiale del Genio Aeronautico nel 1950.

Nel 1983 era generale ispettore, massimo grado del corpo di appartenenza. Capo del corpo del Genio aeronautico e Direttore Generale della Direzione generale delle Costruzioni delle Armi e degli Armamenti aeronautici al Ministero della Difesa.

#MdT 20/03/1987- Mancano pochi minuti alle 19. Finalmente a Roma si respira aria di primavera. Il generale Giorgieri sta tornando a casa in macchina. Una Fiat 131 con targa dell’esercito 238AZ.
Alla guida un aviere-autista, Simone Narcelli, aviere di leva.

Superato il Lungotevere l’auto sale per Via Gregorio VII arrivando in Piazza Irnerio.
Imbocca via di Torre Rossa e per evitare il traffico prende Via Fontanile Arenato. La solita strada di ogni giorno. Che qualcuno conosce molto bene. Il Generale è tranquillo. Anche senza scorta

Una moto enduro di grossa cilindrata con due uomini a bordo.
L’aviere vede la moto avvicinarsi. Si sposta leggermente per farla passare. La moto si affianca. Nove colpi, forse dieci mandano in frantumi i cristalli della macchina. Il Generale muore sul colpo. L'autista è incolume

Il generale aveva subito a Dicembre un attentato andato a vuoto nello stesso luogo dell'omicidio. Da tempo aveva inoltrato richiesta di protezione a mezzo scorta o macchina blindata, ma gli era sempre stata negata.

L’assassinio del Generale Giorgieri fu presto rivendicato dalle Brigate Rosse UCC (Unione dei Comunisti Combattenti) costituitasi nell’ottobre 1985 dopo la crisi irreversibile delle BR storiche.

I Carabinieri di Roma dopo alcuni mesi dopo scovarono gli assassini.
Il processo si concluse con la condanna Claudia Gioia, Francesco Maietta, Maurizio Locusta, Paolo Persichetti con pene oltre i 20 anni.

“Al processo ho guardato negli occhi gli assassini di mio marito, non mi sono persa un'udienza… una pena indicibile dover stare a pochi metri da loro. Gridavano, sghignazzavano, si baciavano dentro la gabbia, chiacchieravano coi parenti. Erano indifferenti a tutto”.

La figlia di Lucio Giorgieri, Luisa Gioia, morì il 13 maggio 1994 per un tumore. La moglie, Giorgia Pellegrini nel 2014.

Giusto in tempo per vedere ucciso suo marito una seconda volta.

"Non capisco, non capisco. A quel matrimonio lui non doveva andare. Perché? Perché?" continua a ripetere Giorgia Pellegrini vedova del generale Lucio Giorgieri.

Non solo andò al matrimonio di Francesco Maietta.
Fece pure da testimone.