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La troll factory di San Pietroburgo (IRA) era attiva anche in lingua non inglese. E i tweet in lingua italiana hanno un posto significativo:
1. in tedesco
2. in ucraino
3. in bulgaro
4. in italiano
Non è poca cosa
1. in tedesco
2. in ucraino
3. in bulgaro
4. in italiano
Non è poca cosa
L’analisi è qui:
csis.org/features/russi…
csis.org/features/russi…
Nota metodologica per meno esperti:
Stiamo tutti usando un dataset IRA fornito da Twitter nell’ottobre 2018, che è molto parziale in sé, ma ci può dare almeno un’idea di quali paesi per i russi è più importante influenzare, delle loro priorità, diciamo così.
Stiamo tutti usando un dataset IRA fornito da Twitter nell’ottobre 2018, che è molto parziale in sé, ma ci può dare almeno un’idea di quali paesi per i russi è più importante influenzare, delle loro priorità, diciamo così.
Attenzione: qui non stiamo parlando del boosting, ossia della (forse) principale attività dell’IRA in contesti extra-lingua inglese. Stiamo proprio parlando dell’impiantare storie false
Ricordiamoci da dove partivamo: da Twitter e Facebook che nel 2016 dicevano che il problema non esisteva, e da legioni di utili idioti che in ogni paese - Italia eccellente in questo - sostenevano che non c’era nessun segno o prova concreta di ops russe.
Così, solo per ricordare
Così, solo per ricordare
Ciò che continua a mancare (e in questo non posso per il momento avanzare) sono analisi di topologia generale della rete, che spieghino come e attraverso quali network si sono coordinati e viralizzati questi tweet (o post).
In linea del tutto generale, già solo con 20mila post su un social si può fare un’iradiddio.
[pensate che con 6 misere pagine chiuse da Facebook di recente, pro M5S e pro Lega, toccavano 2,4 milioni già solo di follower diretti]
[pensate che con 6 misere pagine chiuse da Facebook di recente, pro M5S e pro Lega, toccavano 2,4 milioni già solo di follower diretti]
