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C'è un aspetto ampiamente trascurato nelle discussioni sul caso #SeaWatch3 come per altri simili già accaduti. Salvare i naufraghi non è mai stato in discussione e infatti non sono in pericolo di vita. Il vero punto in questione è cosa succede subito dopo
Chi si prende cura (con l'organizzazione, le risorse economiche e materiali, le competenze, le persone adeguate al compito) di persone indigenti, cresciute con altre culture e lingue, spesso vittime di violenze? O si crede che riescano a rifarsi una vita da sole?
Questo è il problema dell'immigrazione non regolamentata: se bastasse soccorrere chi è in difficoltà perché poi possa tornare da dov'è partito, non ci sarebbe discussione di sorta. Invece, occorre mettere in conto il costo e il lavoro necessari per l'accoglienza e l'integrazione.
Sono questo costo e questo lavoro che si rimpallano le nazioni europee. Non solo perché la crisi economica non aiuta, e non perché i populisti di Destra stanno avendo successo (un effetto più che una causa), ma perché sono in crisi i due principali modelli di società plurali.
Il modello francese della laicità dello Stato viene continuamente sfidato da chi vorrebbe trasformare quest'ultimo nel mero arbitro di una società divisa in comunità autonome, verso la quale sta degenerando il modello inglese del multiculturalismo.
Ma forse non basta.
Ma forse non basta.
Investire nello sviluppo e nella coesione della società significa anzitutto credere in essa, ovvero apparire blasfemi agli occhi del modello (neo)liberista: è la crisi della socialdemocrazia a rendere così difficile da accettare i costi dell'accoglienza e dell'integrazione.
Ecco di nuovo che Salvini ci fa perdere tempo, invocando il fantasma del Fascismo (invece le istituzioni democratiche funzionano bene ) e distraendoci dalle vere questioni: ora che sbarcano, cosa succede? Quanto a lungo si potrà continuare così? #OpenArms
