Thread by @beabri

“Per uno sconosciuto, gli sconosciuti non piangono.”

Questa frase di Emily Dickinson mi accoglie all’ingresso del cimitero di #Lampedusa, dove giacciono vicini le spoglie dei lampedusani e i corpi delle persone morte nel Mediterraneo. Fianco a fianco, un’unica umanità.

La targa all’ingresso spiega che il numero dei corpi presenti è imprecisato e non sappiamo nulla di loro, se non le informazioni legate alla loro morte. “Ma tutti loro hanno vissuto, hanno sofferto e gioito, hanno sognato e lottato, qualcuno li ha attesi e pianti”.
Qua riposano.

Una parte del cimitero contiene le lapidi senza nome, alcune sono sepolture comuni di poveri resti, di cui non si ha traccia del naufragio che li ha portati ad incagliarsi in qualche rete, altri sono sepolti individualmente, con una targa che ricorda le circostanze della morte.

In un’altra ala del cimitero invece i corpi sono sepolti sotto terra. A ricordarli nessuna informazione, solo croci realizzate con il legno delle imbarcazioni affondate e la cima di uno scafo a reggere una croce più grande.

Sarebbero tutti sepolcri anonimi, ma Armin Greder, noto scrittore e disegnatore svizzero, dopo una visita al cimitero, ha deciso di pulire, intonacare, imbiancare le pareti anonime e decorarle di suo pugno con disegni legati al mare.

Pesci, conchiglie, stelle marine. Per togliere il bianco dell’anonimato, per ridare ai corpi una dignità, per disegnare su quelle pareti le ultime cose che probabilmente i loro occhi hanno visto.
Disegni discreti e quasi infantili, ma che sanno trasmettere emozioni fortissime.

Cammino negli stretti passaggi tra le lapidi, ovunque mi avvolge il profumo di liquirizia che emana il finocchio selvatico e che sbuca da ogni angolo, insieme a fiori spontanei e coloratissimi.

La mia attenzione viene colta da una delle due sole lapidi che hanno un nome: Ester Ade, 18 anni, Nigeria.
Vengo trattenuta da quella lapide per due motivi.

Il primo è che Ester è nata nel 1991 ed è morta nel 2009. Esattamente gli anni di nascita e di morte di mio fratello. Le loro vite si sono svolte nello stesso arco temporale, la sua e la nostra famiglia hanno gioito e si sono disperate negli stessi anni.

Mi perdo in tanti pensieri, su esistenze parallele così distanti e così vicine. E risuonano forti le parole all’ingresso: “Provare lutto per la morte di chi non abbiamo mai visto implica una parentela vitale fra l’anima loro e la nostra."
Una parentela vitale tra anime. È così.

Il secondo motivo è il dettaglio del salvataggio del mercantile che trasportava i 158 migranti messi in salvo e il corpo di Ester: per “4 interminabili giorni” il mercantile restò bloccato in mare “per un assurdo braccio di ferro tra Malta e Italia”, contrari ad accoglierlo.

10 anni dopo i bracci di ferro continuano, ma non ci sembrano più tanto assurdi e i giorni sono diventati molti di più, ma non ci appaiono così interminabili.
Non abbiamo più la misura delle cose che succedono, della realtà, dell’empatia.

È tutto reality, dove alla fine i protagonisti, i giudici, gli esperti, le vittime siamo sempre noi.

Sconosciuti che per gli sconosciuti non piangono.

#Seawatch #SeaWatch3 #freeCarola