Io ero il “Tulèn”, perché prendevo a calci tutto quel che trovavo per strada, pallone di stracci o barattoli di latta.
Il piccolino era entrato in acqua e non era più riemerso. Urlavano tutti, ma nessuno faceva niente. Non esitai un attimo. Qualche bracciata e la presa nell’attimo in cui Ciapìn era riemerso.
Lo afferrai e lo trascinai a terra.
Tra infortuni ed espulsioni le squadre sono rimaste in nove.
Poi Schiavio del Bologna scatta in contropiede sulla destra e mette in mezzo.
E’ Muzzioli a battere il portiere granata Bosia: 1-0.
E il Bologna vince il suo secondo titolo nazionale.
Non piange, si vergogna.
Io lo guardo e sorrido, mentre tutti i miei amici mi danno pacche sulle spalle.
“Bravo, Tulèn, se un eroe, lo hai salvato.”
A centrocampo due squadre. Il Torino e il Milan.
Gli strinsi la mano.
“Ciau Ciapìn!” gli dissi io, numero 10 del Torino.
“Ciau Tulèn!”, rispose lui, numero 4 del Milan
E così era stato.
0-0 era finita la partita e i punti di vantaggio ci garantivano ormai lo scudetto.
Stavo male, ma non potevo mancare.