Manlio ha 70 anni, fatica a capire e fatica a farsi capire.
Dieci anni fa è stato operato di un tumore alla gola.
Subito dopo è andato in pensione lasciando l'officina dove lavorava come tornitore.
Sul tavolo la cena, inutilmente pronta per il figlio.
Quel figlio buono, generoso, un ragazzo d'oro, ripete la mamma Renata.
Tutto casa e lavoro.
La politica? Non si interessava di politica.
Era il sostegno morale della famiglia, avevamo solo lui".
Ma lui chi? Di chi stanno parlando?
Ha un appuntamento con la sua ragazza, Fiorella, per andare a fare le spese natalizie.
Fa una deviazione in Viale Regina Margherita, in una cartoleria, per acquistare i biglietti di auguri.
Non ha avuto nemmeno il tempo di capire.
Perché è stato ucciso così barbaramente?
Cosa aveva fatto di così grave per giustificare la sua condanna a morte?
Nulla, assolutamente nulla.
Viene intercettata da una pattuglia della polizia.
Dopo un breve conflitto a fuoco quattro uomini vengono arrestati e condotti in carcere per l'interrogatorio.
Ma nessuno ha il coraggio di rispondergli.
Mentre la mamma continua a ripetere: "Perché? Perché?"
E lo avevano ripetuto anche gli assassini agli inquirenti: "Ci siamo semplicemente sbagliati".
"Semplicemente sbagliati" fu la cosa più dura da dire ai genitori.
Che impazzirono di dolore.