Thread by @JohannesBuckler

Hazrat Inayat Khan era un importante artista, considerato dai critici “il Beethoven
indiano". Ma era anche un filosofo musulmano Sufi, fondatore del Sufi internazionale.
Un pensiero religioso pacifista ed ecumenico, molto distanti dalle correnti sunnite e sciite.

Fu nel tentativo di fare proseliti negli Stati Uniti che nel 1912 sposò la ricca ereditiera Ray Baker.
Nel loro peregrinare, erano a Mosca il 2/01/1914 quando nacque la loro primogenita, Noor-un-Nisa Inayat Khan, più semplicemente Noor.
Cioè io. Una vera principessa indiana.

Dopo la morte improvvisa di mio padre andai a studiare in Francia. Mi diplomai in pianoforte, arpa e composizione al Conservatorio di Parigi laureandomi in Psicologia infantile alla Sorbona.
Curavo programmi radiofonici, componevo canzoni e scrivevo libri di fiabe.

Era il giugno 1940 quando la Francia venne invasa dai tedeschi.
Potevo starmene lontana dalla guerra, ma odiavo quello che stava succedendo.
Per me Hitler era il male assoluto.
Per questo andai nel Regno Unito per arruolarmi nelle forze armate inglesi.

Appena arruolata ero una semplice ausiliaria della RAF. Ma parlavo il Francese benissimo e i miei superiori mi proposero di tornare in Francia, come agente segreto.
Dopo l'addestramento, nel giugno del 1943, venni trasferita in Francia con un viaggio aereo notturno.

Facevo parte del SOE (Special Operations Executive), creato da Sir Winston Churchill nel 1942 nell’ambito dei servizi di spionaggio britannici. Un vero agente segreto.
Senza licenza di uccidere, perchè la mia religione vietava l’uso delle armi e il ricorso alla violenza.

Per gli anglo-americani la priorità assoluta era sviare i tedeschi sul dove sarebbe avvenuto un eventuale sbarco alleato. Tutto serviva.
Anche quello di fornire ai propri agenti operativi in Francia informazioni sbagliate da far intercettare ai tedeschi.

Sapevo che prima o poi la Gestapo sarebbe arrivata a me. Fuggire? Mai.
Serviva un operatore radio per programmare atterraggi, i decolli segreti e coordinare tutte le azioni.
Con in spalla una ricetrasmittente di
15 chili diventai la persona più ricercata dalla Gestapo.

Fui io, Noor, alias radio Aurore, a trasmettere un messaggio ai partigiani francesi.
Si chiedeva di spostare i depositi delle armi dalla Sologne alle regioni del Nord.
Per far credere ai tedeschi che da quelle parti sarebbe avvenuto lo sbarco alleato.

Ma la Gestapo ormai aveva il mio identikit. Forse a causa di una soffiata, nell’ottobre del 1943, venni catturata.
Ero una “principessa”, ma i tedeschi capirono subito con chi avevano a che fare.
Per due volte tentai la fuga. Venni ripresa e immobilizzata con delle catene.

I tedeschi decisero di trasferirmi nel carcere di Pforzheim, a Karlsruhe. Fissata al muro, sempre con delle catene, venivo nutrita da un’altra detenuta.
Ogni giorno venivo portata nella sala interrogatori in cui venivo torturata.
Non riuscirono a strapparmi una sola parola.

L’11 settembre 1944 venni prelevata con altre tre ragazze attive nello spionaggio.
Erano Madeleine Demarment, Yolande Beekman e Eliane Plewman.
E portate a Dachau.
Nel lager c'era un commando di SS guidato dall’ufficiale Wilhelm Ruppert.
(impiccato per i suoi crimini nel 1946)

Per due giorni venimmo sottoposte a ogni sorta di sevizie.
La mattina del 13 settembre 1944, ci uccise tutte a colpi di pistola bruciando poi i nostri corpi.
L’ultima parola che uscì dalla mia bocca? Liberté!

Noor è stata insignita della George Cross, la più alta decorazione inglese dopo la Victoria Cross, e della Croix de Guerre avec étoile de vermeil, importante decorazione francese. Primo caduto britannico di religione musulmana a cui è stato concesso il titolo di “eroe di guerra”