, 13 tweets, 2 min read
E spendiamole due parole sul Sergente della Wermacht Anton Schmid dai.
Anton era Austriaco, nato nel 1900, elettricista, aveva un negozio di radio a Vienna, me lo immagino una specie di nerd, notti ad ascoltare voci sconosciute e lontane, amici che non avrebbe mai potuto conoscere di persona. Tipo come sul tuider insomma.
Pensa te il destino, la guerra lo coglie signore di mezza età, arruolato nella wermacht lo mandano al fronte orientale, dalle parti di Vilnius, città nota per il bel centro barocco e il ghetto disumano.
Capita però che Anton è un buonista del cazzo e non ce la fa proprio a reggere tutta la sofferenza che lo circonda, vede fucilazioni, bambini “picchiati per strada”, scrive alla moglie e le dice qualcosa tipo “non ho animo di sopportare tutto questo senza poter fare qualcosa”.
Oh, il nerd del ‘900, mite elettricista amante delle radio, fa fessi le SS e comincia ad aiutare gli ebrei del ghetto, prima portando cibo e poi falsificando documenti per permettere la loro fuga verso la Bielorussia.
Ne salva 250 dicono e forse ne avrebbe salvati anche di più, se non fosse che viene scoperto, arrestato e fucilato.
Anton era una brava persona dal cuore tenero, mite ma abbastanza cazzuto da scrivere alla moglie, povera anche la moglie, “mi sono semplicemente comportato da essere umano”. Così, semplicemente, scusate nazi, cos’altro avrei dovuto fare secondo voi? No, per sapere.
Capita che il sacrificio di Anton Schmid, che se permettete è una roba che quando dicono buonista io penso ad Anton e figurati la paura che mi fai te cattivista del cazzo, scusate dicevo Anton è ricordato nel famoso “la banalità del male”.
La Arendt nel famoso resoconto del famosissimo processo, molto citato ma poco letto peraltro, trae una importante lezione dal coraggio di Anton, “che sotto al terrore la maggioranza si sottomette, ma qualcuno no”. Qualcuno no. Sempre.
E dice poi “come sarebbe stato tutto diverso se ci fossero stati più episodi del genere da raccontare”. Come sarebbe stato tutto diverso se ci fossero stati più Anton Schmid.
Ecco, oggi quello che va ricordato è questo, che si può fare, si può dire no, si può rivendicare il diritto alla propria umanità. Perché nessun gesto è mai “praticamente inutile” e Anton l’ha fatto.
E se l’ha fatto un nerd amante delle radio e delle voci senza volto, un signore dal cuore tenero e dai modi gentili, beh, allora ci può riuscire chiunque, ci posso riuscire anche io.
E credetemi, non c’è niente di più rassicurante in questi tempi difficili, di sapere che puoi sempre diventare vittima, ma puoi sempre rifiutarti di diventare carnefice.
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