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Ieri davanti alla Tabaccheria Centrale si è formato un capannello pre-aperitivo, impegnato a discutere sui motivi per cui il noto ministrone indossasse sempre la divisa il che, era parere condiviso, non è mai una bella cosa.
Il Geom. Fedriga, dietrologo complottista, affermava che la divisa serve a compiacere quei settori neri del dark state che dopo tante frustrazioni, ora ringalluzziti, possono nuovamente intonare i loro canti di battaglia tipo “Come a Lissa cosi' a Premuda lotterem a spada nuda”.
L’Arch. Ferrando, esteta, ipotizzava che dipendesse dalla incapacità di vestire classico e, escludendo ca va sans dire l’outfit sportivo, rimaneva la divisa che valorizza ogni uomo, meno il Ministrone peraltro, che sembra un sacco di patate dimenticato alla fiera di Orzivecchi.
Il Dr. Lupi, psicologo, propendeva invece per qualche trauma infantile irrisolto, tipo un Carnevale che lui voleva vestirsi da Ispettore Callaghan e invece la mamma gli aveva preso il vestito di Zorro.
Il Prof. Baciocchi, semeiotico al Dams, teorizzava invece un primitivo uso dei simboli, tale per cui la debolezza intellettuale del soggetto saldava la Carica al Significante e quindi se era all’Economia si vestiva da Paperon de Paperoni e se era alla Salute da Crocerossina.
Il p.i. Calvi ex potop, più scafato e politicamente preparato, proponeva invece la tesi per cui attraverso lo scardinamento delle prassi, si voleva assestare l’estremo colpo mortale alle istituzioni liberali già agonizzanti, preparando uno scenario cileno gradito al Capitale.
Alla fine è intervenuto Peppino ‘o Ciappino, ambulante partenopeo chiosando “dottò, profossò e architè, io capisco poco ma non è che il Ministrone fusse che fusse solo ‘nu poco strunz?”.
La solita sagacia del Ciappino propizia l’ilarità della brigata e il pronto spostamento al bancone del prospiciente Bar Lazzarini, al grido “chi arriva ultimo è leghista e paga da bere coi 49 milioni che s’è ciulato!”.
