Che ci faccio a Tripoli con un sacchetto di tela a tracolla col numero 3252 ? Chiedetelo a “quello che ha fatto anche cose buone”.
Non cercate sui libri di storia quello che sto per raccontarvi. Non c’è.
“Stai tranquilla, la lontananza sarà breve e l’Italia non è poi così lontana… se qualcosa non va possiamo io e papà venire a prenderti!”
Che bugiarda la mia mamma.
Basta guardare tutti i piccoli intorno a me.
Ma le camicie nere li strappano via e li stipano sui camion. E poi via verso il porto. Il mio ultimo abbraccio è per il mio papà.
Ultimo abbraccio.
Perché non lo vedrò mai più.
Chi è Guerino? Mio fratello di due anni più grande.
Dove sarà finito? Durante il riempimento dei camion l’ho perso di vista. Sarà terrorizzato. Lui era nato durante un’epidemia di meningite.
Buono come il pane, il compagno dei miei giochi, della mia scuola, l’amico del mio vagabondare tra i campi.
La contraerea che mitragliava, gli scontri aerei, fuochi e fiamme.
La fine del mondo.
E le vigilatrici che avevano l’abitudine di prendere le bimbe più piccole per farne scudo al proprio corpo.
E ogni giorno risuonano le sue parole: "Perché il Duce ci ha mandato a colonizzare un deserto, mentre con minor spesa avrebbe potuto aiutarci a colonizzare la nostra bella Italia?"
Già, Perché?
Mussolini, con la sua dichiarazione di guerra, condannò quelle famiglie rurali allo smantellamento totale.
"La libertà è stata conquistata con enormi sofferenze. A voi e alle nuove generazioni è dato compito di saperla apprezzare e conservare".