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Piccole riflessioni su 25 anni di elezioni europee in Italia, confrontando le aree politiche anziché i partiti. Breve #thread sulle #ElezioniEuropee 1/8 
2/8 Il risultato aggregato della destra (Lega + PDL/Forza Italia + AN/FdI + CCD/CDU) non è eccezionalmente alto nel 2019. Era casomai eccezionalmente basso nel 2014, per effetto della dissoluzione del PDL e degli scandali che avevano colpito la Lega.
3/8 Ne approfittarono, in quell’occasione, PD e – soprattutto – M5S. Cambia ovviamente la composizione interna della destra. Fino al 2009 dominava Forza Italia / PDL, affiliato al PPE, oggi domina la Lega, alleata della destra radicale europea.
4/8 La sinistra ampiamente intesa (PDS/DS/PD + Socialisti + Verdi + Post-comunisti) ha il risultato peggiore di sempre, perché va male il PD – solo il PDS nel 1994 era andato peggio – e perché è letteralmente evaporata l’area a sinistra del PD, che nel 2004 era arrivata all’8,5%.
5/8 Al centro, se si escludono gli exploit dei Radicali (8,5% nel 1999) e di Di Pietro (8% nel 2009), c’è un mercato elettorale frammentato e instabile sul versante dell’offerta (partiti) e angusto sul versante della domanda (elettori).
6/8 Le conclusioni che ne traggo io: l’area elettorale della destra, in Italia, è da sempre più ampia di quella della sinistra, ma oggi ha un volto più truce che in passato.
7/8 La sinistra, per essere competitiva, deve costruire alleanze ampie e ricostruire un’offerta credibile dove un tempo c’era Rifondazione.
8/8 Il centro, almeno dal 1994 in poi, non esiste come spazio politico, se non per iniziativa estemporanea ed effimera di liste personali, oppure nella versione anomala e post-ideologica rappresentata dal M5S.
