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È passato qualche giorno dal caso Cuperlo e l’articolo pubblicato da Open giustamente criticato. Un errore compiuto da un collega con un titolo scorretto nei confronti dei soggetti coinvolti e dei lettori.
L’errore era stato individuato sia dall’interno che dall’esterno della redazione, in particolare con il diretto interessato con il quale ci siamo scusati, chiariti e attivati per arginare il tutto e pubblicando la sua lettera.
L’errore è stato commesso, senza dubbio. Open è nato da poco e solo un visionario avrebbe pensato a un Pulitzer dopo 5 mesi di lavoro. Fin dall’inizio avevo detto che potevano esserci errori ed ero consapevole che i denti avvelenati sarebbero giunti con lauti appetiti.
Non è la prima volta che Open sbaglia, l’ultima volta era successo a un nostro senior che su mia segnalazione aveva pubblicato una rettifica comportandosi degnamente di fronte ai lettori. Chi mi segue sa benissimo quanto apprezzi le rettifiche da parte di qualunque testata.
Questa volta a sbagliare non è stato un senior, ma un nostro giovane che non merita in alcun modo la vostra gogna mediatica. Se volete prendetevela pure con me, ma non toccatemi i miei ragazzi che devono imparare a cadere e rialzarsi senza le vostre cinghiate social.
Il fact-checking e la lotta alle cosiddette Fake News - termine che detesto e ancora oggi troppo usato come un Trump qualunque - fanno parte degli impegni di Open, ma chi pensa che sia impossibile sbagliare è un visionario. Chiunque può sbagliare e chi non fa non sbaglia.
Open è nato per essere corretto, nei confronti dei lettori e di chi - come Cuperlo - viene ingiustamente colpito. Possiamo essere criticati per tempi e modalità, ma siamo intervenuti in poche ore rispetto ad altri che sono rimasti fermi, ancora oggi, e senza chiedere scusa.
Questo episodio, come altri, aiuteranno a crescere la redazione. Sia per imparare ad evitare certi errori sia per come affrontarli. Ce la mettiamo tutta e se volete darci una mano per migliorare vi ringrazio.
