Era il massimo a cui noi donne tedesche potevamo aspirare.
Già.
Dicevano che noi donne non eravamo portate per gli studi scientifici.
Per me, che ero ebrea, diventerà persino un divieto.
Mi dispiace che tutti lo ricordino solo come il “padre di Emmy Noether”
E poi il pianoforte.
Ma mai brava come Ida Amalia Kaufmann, mia madre.
Ma non diventai un’insegnante di lingue come desiderava mio padre.
Io volevo iscrivermi all’Università per imparare la matematica.
Così fui costretta a chiedere il permesso ai professori per assistere alle loro lezioni. E non tutti mi autorizzarono perché, dicevano, “l’educazione mista sarebbe “innaturale"
Ero una donna.
Quindi niente habilitation.
Fu proprio Gordan ad offrirmi di lavorare nel suo staff per sette anni (naturalmente gratis)
Fino alla mia prima prima conferenza pubblica, a Salisburgo nel 1909.
L’argomento?
La teoria degli invarianti per le forme a n variabili.
Nessuna sapeva che andavo a operarmi.
Lo seppero quattro giorni dopo, quando me ne andai per sempre.
Avevo 53 anni.
Fu una vera tragedia.
La più grande donna matematica che sia mai vissuta, morta proprio nel pieno della sua creatività.
Dopo essere stata cacciata dalla sua terra.
Una donna “che faceva a gara con se stessa, che ha cercato di costruirsi il proprio futuro, che ha lottato contro ogni forma di sopruso e pregiudizio”.
Una donna.
Le sue ossessioni? Fisica quantistica, donne della scienza e i fisici del XX secolo.