Come "Memory of the Camps" curato da Alfred Hitchcock.
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Ora.
Immaginando che il Campo di di Ravensbrück fosse un enorme centro benessere, e Neuengamme, un asilo con un enorme parco giochi per bambini, stasera vi racconterò una storia.
E’ un racconto che ti strazia dentro.
Non leggete se non ve la sentite.
Io lo devo fare. Perché solo raccontando nei particolari quello che è accaduto veramente si può provare a sconfiggere certe idee malate.
Provare. Almeno.
Provengono da Francia, Paesi Bassi, Jugoslavia, Polonia, e uno dall'Italia.
Si chiama Sergio De Simone, un bambino napoletano di circa 7 anni.
Vengono assegnati alla baracca n. 11.
E' il diciannove aprile del 1945.
Chi per il troppo sonno, chi per la febbre o per malattia.
Vengono svegliati e fatti salire su un
camion.
Destinazione, un cantinato della scuola Bullenhuser Damm.
Quello che accadde dopo si scoprirà al processo.
"Come quadri alle pareti".
Il comandante Wilhelm Brake farà poi bruciare nei forni i cadaveri dei venti bambini e le ceneri disperse nei campi circostanti.
Una vita tranquilla. Almeno fino al 1959.
Accusa il dottor Kurt Heissmeyer di essere responsabile. E impunito.
Arrestato nel 1963, Heissmeyer verrà condannato all'ergastolo.
Muore in prigione per infarto nel 1967
Ad Auschwitz c’erano piscina, teatro e cinema.
Il Campo di Ravensbrück era un enorme centro benessere, e Neuengamme, di quei venti bambini, un asilo con un enorme parco giochi.
E con "quadri alle pareti".
(E ora pensate una parolaccia. Quella che volete)