Il dibattito sulla gestione della riapertura deve ora entrare assolutamente in una fase "concreta" mettendo in fila numeri, risorse, settori, territori per vagliare proposte (e ci sono!) su come gestire fabbriche, servizi e quindi #lavoro. /1
Servono stime realistiche (non solo basate su astrazioni) di quanti lavoratori stanno lavorando da remoto e di come i settori che lavorano in remoto interagiscono (e spesso dipendono) da quelli che il remoto non lo possono fare. /2
Serve discutere liberamente e senza pregiudizi di strumenti come i contratti a termine post-Decreto Dignità, i voucher (vogliamo reintrodurli per alcuni settori?), il lavoro a chiamata, il lavoro stagionale sia per la "Fase 2" che per i primi trimestri post-emergenza. /3
Serve discutere di come non annichilire i lavoratori in cassa integrazione, valorizzando questi periodi con formazione, aggiornamento professionale, riqualificazione. Approfittando per elevare la qualità della formazione che spesso serve solo a sostenere i formatori. /4
E magari anche capendo come questi lavoratori possano essere impiegati periodicamente in altre imprese di filiere aperte e importanti (nello stesso territorio per evitare spostamenti) per non incorrere paradosso di shortage di lavoratori e insieme milioni di persone in cassa. /5
Pensare a come generare consumi e salari attraverso investimenti anche pubblici che generino lavoro con forti moltiplicatori intervenendo su ambiente, infrastrutture, ecc./6
Insomma credo ci siano tutti gli strumenti per scendere al livello della concretezza, ovviamente in parallelo e in raccordo al lavoro sanitario per giungere presto a contagi zero. Sono convinto che le due cose si possano e si debbano fare insieme/FINE.
