E’ quello che pensa Peppe mentre, uscito dalla trattoria, si dirige verso la sua Fiat 126 verde parcheggiata a ridosso di un fitto agrumeto.
Nel frattempo le auto dei compagni si sono mosse.
E poi quel tuono. Peppe sente il cuore che comincia a correre.
Cade fuori dall’auto.
I compagni accorrono. L’amico Peppino per primo. Si inginocchia. Sente il sangue di Peppe sulle mani. Lo caricano sulla A112 di Vincenzo.
E via sgommando
La madre le viene incontro senza dire nulla. L’abbraccia forte.
E lei comprende.
“È successo qualcosa a Peppe”. Piange.
Fucili mitragliatori contro le serrande dei negozi, le finestre delle case e del comune.
E ne corso degli anni altri attentati.
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