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Il populismo/nazionalismo in Italia viene sempre spiegato con pochi fattori: antipolitica, crisi economica, ignoranza. Eppure credo ci siano altre questione di cui tenere conto. Come ad esempio la geografia, la mentalità economica e la cultura. 1/
Ad esempio l’Italia è un paese di province. I territori sono i più colpiti dalla trasformazione socio-economica degli ultimi vent’anni, tra delocalizzazione, crisi industriali e scarsità di capitale umano.
Ad esempio perdere un lavoro in provincia, significa avere molte meno possibilità di trovarne uno nuovo rispetto ad una grande metropoli. Inoltre l’Italia è in ritardo nella transizione verso una economia di servizi.
L’economia è fatta di micro o PMI che vivono intorno alla figura dell’imprenditore. Piccole, poco managerializzate e spesso sottofinanziate. Il contrario che nel resto del mondo, dove il gigantismo e la managerializzazione avanzano a grandi passi.
L’Italia è molto vivace ma con una figura d’imprenditore “retrò” e territorializzato rispetto al resto del mondo. Ciò rende l’imprenditoria Italiana molto più sospettosa verso la globalizzazione e le istituzioni sovranazionali poiché tutto inizia e finisce localmente.
Legato a questo c’è il forte attaccamento alla proprietà privata, specie quella immobiliare. Con un mondo che si allontana sempre più dalle forme storiche della proprietà. Condivide, gestisce più che possiede. E questo è un altro tassello del conservatorismo italico.
La mancanza di un terziario forte (finanza, servizi, hi-tec) frustra i giovani italiani, anche i migliori, che si ritrovano con salari bassi ed un costo della vita alto. Mentre la trasformazione dell’economia lascia i meno formati senza lavoro, proprio per ciò che si diceva prima
Da ultimo le piccole dimensioni geografiche rendono molto più evidenti alcuni fenomeni, come quello dell’immigrazione o la sensazione di spopolamento e sradicamento. Fattori molto sfruttati dal populismo/nazionalismo.
In definitiva mi pare difficile ridurre la questione a poveri vs ricchi, colti vs ignoranti, élite vs popolo. I fattori sono molteplici, di lungo periodo e alcuni si legano a specificità tutte italiane che per questo rendono l’Italia il laboratorio politico d’Europa.
Da ultimo c’è, ovvio ma mai troppo, la fine di un clientelismo pubblico, anch’esso molto territorializzato e vero braccio della politica, che è stato molto ridotto dai vincoli finanziari. E che cerca di ritornare sotto altre forme.
E c’è uno Stato elefantiaco e al tempo stesso debole, poco legittimato. Che si è suicidato del tutto ad inizio anni 90 agli occhi degli elettori. Quindi di per sé è uno Stato sempre esposto a processi di delegittimazione da parte di nuovi imprenditori politici.
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