Thread by @JohannesBuckler

I francesi mi battezzarono “la rana umana”. Era il minimo dopo l'impresa che avevo compiuto.
Eppure non era stati facile, anzi.
Fu un percorso difficile, iniziato durante la mia infanzia.
Visto che mi avete dimenticato, forse è il caso di raccontarvi la storia della mia vita.

Mi chiamo Raymond "Ray" Clarence Ewry e sono nato a Lafayette, una città statunitense situata nello stato dell'Indiana, il 14 ottobre 1873.
Avevo 11 anni quando la poliomielite rischiò di farmi rimanere sulla sedia a rotelle per tutta la vita.

Fu tremendo quando i medici mi dissero che non avrei più camminato.
Voi non sapete quanto siete fortunati per aver debellato, grazie ai vaccini, questa terribile malattia.
Per me invece iniziò un incubo. Orfano, con quel fardello da portare sulle spalle.
Non mi persi d’animo

"Non arrendersi mai"
Decisi di provare qualsiasi sforzo per tornare a camminare. Mi impegnai tutti i giorni in un programma di esercizi fisici per recuperare forza nelle gambe.
Fui un precursore della ginnastica isometrica, contrazione dei muscoli senza il movimento.

Tutti quegli anni a fare esercizi fisici furono ripagati.
Non ci crederete,
Non solo tornai a camminare, ma comincia a fare dello sport agonistico.
Niente male per uno che doveva passare la sua vita su una sedia a rotelle

Fu così che sviluppai una straordinaria potenza nelle gambe.
E tra le varie specialità dell'atletica, quelle dove potevo sfruttare al meglio queste potenzialità, erano i salti da fermo.
Oggi voi saltate in alto, in lungo e nel triplo con la ricorsa.

Nel 1900 i salti invece erano effettuati da fermo.
E io diventai uno dei più bravi. Anzi. Il più bravo.
In veste di atleta, il 10 luglio del 1900, alle Olimpiadi di Parigi, io, Raymond Clarence Ewry, scrissi la più grande pagina di sport.

Avete presente cosa significa saltare da fermo?
Niente forza accumulata dalla rincorsa. Solo la forza delle tue gambe.
Un salto che ricorda molto quello delle rane.
Per questo i francesi dopo quelle Olimpiadi mi chiamarono “la rana umana”.

Sì, perché disputai tre gare nello stesso giorno: il salto in lungo da fermo, il salto triplo da fermo e infine, il salto in alto da fermo.
Io, quello che non avrebbe più dovuto camminare, vinsi tutte e tre le gare con il primato mondiale nel salto in alto con 1.65 metri.

Tre ori nello stesso giorno. Che mandarono in visibilio il pubblico francese.
Ma i miei successi non finirono con le Olimpiadi di Parigi.
Ripetei le stesse vittorie ai Giochi di St Louis con il record del mondo nel salto in lungo da fermo con 3.48 metri, tuttora imbattuto.

Seguirono altre medaglie d’oro alle Olimpiadi di Londra nel 1908, con la sola eccezione del salto in lungo da fermo. Quella volta non vinsi.
Non avrei potuto vincere nemmeno volendo visto che quella disciplina era stata tolta dal programma olimpico.
Mi ritirai nel 1912.

E me ne andai a vivere a New York lavorando come ingegnere e progettando caldaie per le navi da guerra degli Stati Uniti durante il primo conflitto mondiale.
Tra le montagne Catskill c’è un acquedotto. Il progetto è mio, sapete?

Volete sapere una cosa? Non ebbi nessun grande riconoscimento per quello che avevo fatto alle Olimpiadi.
Eppure avevo vinto 10 medaglie d‘oro.
O meglio. In totale ne vinsi 12 con le 2 ai Giochi Intermedi di Atene .

Considerando le due nei Giochi Intermedi di Atene (non ufficiali per decisione del Comitato Olimpico Internazionale) sono ad oggi l’uomo che ha vinto più medaglie d’oro alle Olimpiadi.
Lo sapevate? Sono sicuro di no. E mi dispiace.

Tutte quelle medaglie d’oro non sono state sufficienti a consegnarmi alla storia. Cancellato con un colpo di spugna. Non è giusto. Perché la mia storia ha il sapore di un’impresa leggendaria. Dalla sedia a rotelle al soffitto del cielo. Che solo una rana umana poteva raggiungere.