Thread by @JohannesBuckler

Antonino Saetta era a Genova durante il processo alle BR.
Poi era rientrato a Palermo.
Come Presidente della Corte d'Assise d'Appello di Caltanissetta si occupa di un importante processo di mafia che riguarda anche l'uccisione del giudice Rocco Chinnici.

Era stato difficile trovare magistrati disposti a presiedere il maxiprocesso, ma alla fine alcuni si erano offerti.
Uno di questi è lui, Antonino Saetta, un uomo schivo, un uomo di legge molto riservato.
Lavora a Palermo e il fine settimana torna al paese, a Canicattì.

Sono passati pochi mesi dalla conclusione del processo e pochi giorni dal deposito della motivazione della sentenza che ha condannato all'ergastolo gli imputati.
Antonino è stanco dei processi di mafia.
Subito dopo il processo la sua villa di Punta Raisi era stata bruciata.

Vuole tornare al civile.
Tre giorni prima era andato dal Presidente della Corte d’Appello e gli aveva parlato del suo malessere.
E l’amico gli aveva chiesto di pensarci ancora qualche giorno, con calma.
Antonino faceva il pendolare, la famiglia era rimasta a vivere a Canicattì

Ad aspettarlo c’e la moglie Luigina, farmacista, i figli Gabriella, Roberto, e lui Stefano, che aveva avuto in giovane età disturbi psichiatrici gravi.
Aveva abbandonato gli studi, ma Antonino l’aveva portato dai migliori specialisti ed era guarito.
Ora è un ottimo nuotatore

#MdT 25/09/1988 – E' domenica.
In mattinata è stato battezzato il suo nipotino.
Antonino ha deciso di rientrare a Palermo.
Con lui in auto, sulla Agrigento-Caltanisetta, c’è il figlio Stefano.
Va veloce la Prisma del giudice, nemmeno nota la BMW che lo affianca.

Sono 34 i colpi di mitraglietta che arrivano sulla Prisma del giudice.
Che sbanda e si ferma.
Tre uomini scendono dalla BMW e sparano i colpi di grazia sul giudice e sul figlio Stefano che è uscito dall'auto.
Poi ripartono.

Per il duplice omicidio sono stati condannati all'ergastolo , Salvatore Riina, Francesco Madonia, e Pietro Ribisi.
Tre i moventi.
Primo: "punire" un magistrato che, per la sua fermezza nel condurre i processi contro la mafia aveva reso vane le forti pressioni mafiose esercitate.

Secondo: “ammansire”, con un'uccisione eclatante, gli altri magistrati giudicanti allora impegnati in importanti processi di mafia.
Terzo: Prevenire" la probabile nomina di un magistrato ostico, quale Antonino Saetta, a Presidente del cosiddetto Maxiprocesso d'appello alla mafia.

Tutti si ricordano giustamente di Falcone, di Borsellino, di Livatino.
Pochi di Antonino Setta, il "giudice dimenticato".
Eppure la sua morte fu uno degli episodi più importanti.
Per la prima volta la mafia colpì un magistrato con funzioni giudicanti e non inquirenti.

Forse è bene ricordare che la mafia, coi suoi rituali di morte, i sassi in bocca, i piedi nel cemento, i corpi gettati vivi nella calce bollente e i bambini nell'acido, è un tipico prodotto italiano.Un prodotto ancora vivo e vegeto.Mai scomparso. Anche se ormai non fa più notizia