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AGGIORNAMENTI DAL ROJAVA – SIRIA DEL NORD
GIORNO 15 (23/10/2019)

👉 Incontro Erdogan-Putin, cosa prevede l'accordo?
👉 Quali saranno gli effetti sul campo?
👉 La fine di un sogno? No.

Una primo commento
E’ durato circa 6 ore l’incontro tra Erdogan e Putin avvenuto ieri nella città russa di Sochi. Ancora una volta le grandi potenze regionali e internazionali si sono sedute intorno ad un tavolo per decidere del destino di milioni di persone, negoziando (come sempre) ->
i propri interessi politici ed economici rispetto a quelle delle popolazioni che vivono in Siria.
Andiamo a leggere nel dettaglio quali sono i 10 punti parte dell’accordo Russia/Turchia (segue)
1. Le due parti ribadiscono il loro impegno a preservare l’unità politica e l’integrità territoriale della Siria e la protezione della sicurezza nazionale della Turchia.

2. Sottolineano la loro determinazione a combattere il terrorismo.
3. In questo quadro, l’area di confine stabilita con una profondità di 32 km (20 miglia) sarà preservata. Le forze SDF-YPG vengono ritirate e disarmate.

4. Entrambe le parti ribadiscono l’importanza dell’accordo di Adana.
5. A partire dalle 12:00 del 23 ottobre 2019, la polizia militare russa e le guardie di frontiera siriane entreranno nella parte siriana del confine per facilitare la rimozione degli elementi YPG alla profondità di 30 km (19 miglia), il che dovrebbe essere finalizzato in 150 ore
7. Le YPG saranno rimossi da Manbij e Tal Rifat.

8. Saranno avviati sforzi comuni per facilitare il ritorno dei rifugiati in modo sicuro e volontario.
9. Sarà istituito un meccanismo congiunto di monitoraggio e verifica per sorvegliare e coordinare l’attuazione del presente memorandum.

10. Le due parti continueranno a lavorare per trovare una soluzione politica duratura al conflitto siriano all’interno del meccanismo di Astana
E’ evidente di come l’accordo russo-turco sia quasi identico al “meccanismo di sicurezza” che Jeffrey (inviato speciale USA in Siria per la coalizione contro ISIS) aveva negoziato in agosto, tranne che per le truppe russe al posto delle forze statunitensi.
James Jeffrey è certamente tra i responsabili principali del “tradimento” USA verso le SDF, o meglio del progetto di pulizia etnica che ha implementato nei colloqui con Erdogan allineando la politica estera USA a quella della Turchia e dei gruppi jhiadisti ad essa legata.
Come fa notare questo articolo del “The national interest”, il dipartimento di stato USA avevo spinto, durante i suoi colloqui con l’SDC (Consiglio democratico Siriano), a lavorare con i “ribelli” islamisti sostenuti dalla Turchia.

nationalinterest.org/blog/middle-ea…
Tant’è che alle rimostranze portate dalla delegazione politica della Siria del Nord, Joel Rayburn (inviato speciale per la Sirii) ha urlato in faccia ai funzionari dell’SDC ed ha rotto una matita in faccia a un traduttore.
QUALI SARANNO IN PRATICA GLI EFFETTI DELL’ACCORDO RUSSO-TURCO?

Secondo le diverse fonti diplomatiche dovrebbe essere implementata una tregua permanente, a partire da un nuovo “cessate il fuoco” di 120 euro in cui le truppe SDF dovrebbero lasciare le postazioni sul confine ->
e schierarsi fuori dalla fascia di 32km. Siria e Russia ritornerebbero in controllo (militare) dei territori del nord.est della Siria, in particolare di quelli lungo il confine.
La c.d. “safe zone” si “riduce” dai 440×32 km iniziali, ai 120kmx32 (la zona occupata ora tra Serekaniye e Tal Abyad). I rimanenti 320x32km andrebbero in mano di Russia ed esercito di Assad, previsti pattugliamenti condivisi di Turchia e Russia entro una fascia di 10km.
Aldilà di quali saranno gli effetti reali di questo accordo, di cui si attende ancora la valutazione da parte dell’amministrazione democratica della Siria del Nord, appare evidente come la Turchia abbia ottenuto plateale legittimazione sia dalla Russia che dagli USA ->
oltre chiaramente dall’Europa che non è andata volutamente aldilà delle dichiarazioni e delle vuote parole. 250 morti civili, centinaia di feriti, 300.000 mila nuovi profughi, pulizia etnica, cambiamento demografico, esecuzioni, violenze, torture, furti.
Non una parola è stata detto su questo, sia nei colloqui USA-Turchia che in quelli di ieri tra Erdogan e Putin, segno inequivocabile che aldilà dei diversi interessi economici delle varie potenze (l’accordo UE-Turchia, la vendita di armamenti, il finanziamento di grandi opere) ->
quello che era l’obiettivo comune era isolare e poi spazzare una esperienza rivoluzionaria anti-statale e anti-capitalista come è quella del confederassimo democratico.
Questo dovrebbe essere il punto di partenza per comprendere le scelte dei diversi attori in campo.
LA RIVOLUZIONE E’ FINITA?

No. E’ frettoloso e sbagliato dire che la rivoluzione del Rojava è finita, che questa è la fine di un sogno.

Al netto della complicata e difficile situazione attuale, c’è da considerare quali saranno le reali implicazioni degli accorsi stretti ->
partendo dal presupposto che difficilmente Assad può pensare di non trattare e mediare con l’amministrazione autonoma della Siria del Nord né di occupare militarmente quei territori e soffocare le istanze di autodeterminazione con sangue e repressione (almeno ce lo auguriamo).
La rivoluzione del Rojava non è nata “per caso”, non è stata “regalata” da nessuno, è l’antitesi totale di quello che rappresentano USA, Russia, Turchia, Assad, Europa e compagnia bella. E’ una rivoluzione con radici profonde, che arriva da una lotta ultra-decennale e che ->
ha profondamente penetrato quelle che sono le dinamiche sociali, politiche e comunitarie non solo dei curdi, ma di tutte le popolazioni che vivono nell’area. Davvero pensate che basterà un accordo a spazzare via questo?
Davvero pensate che basterà un accordo a spazzare via questo? Davvero pensate che basterà oppressione, colonialismo e morte per fermare tutto questo?

No, non basterà.

La scelta portata avanti a livello militare dalle SDF era già stata chiarissima ->
“tra il genocidio e la nostra gente, scegliamo la nostra gente” aveva dichiarato il comandante Mazloum Abdi. Ma la rivoluzione, questa rivoluzione, non si gioca solo su un piano militare, anzi è quasi il contrario.
La rivoluzione ha cambiato radicalmente la vita di milioni di persone. Nell’ambito della lotta contro Stato Islamico è cresciuto un progetto multi-etnico e multi-religioso di carattere unico, organizzato in modo autonomo in consigli, comuni e cooperative in cui ->
l’auto-organizzazione delle donne è diventata forza motrice della rivoluzione sociale. Per questo rappresenta il maggiore pericolo per gli interessi dello stato-nazione, per questo deve essere distrutta.
La rivoluzione in Rojava è diventata una fonte di speranza incomparabile per tutte e tutti coloro che sono alla ricerca di una vita oltre lo Stato, il capitale e il patriarcato. È una un faro che può mostrare agli oppressi e agli sfruttati di questa terra una via d’uscita.
È l’esempio vivente che anche oggi nel 21° secolo un altro mondo è possibile. Per questo la rivoluzione non è sola, anzi è ben più forte di quanto lo era 7 anni fa.
Qualunque cosa succederà, stiamo al fianco della rivoluzione, alziamo la voce, scendiamo in strada, facciamo azioni.

La rivoluzione continua. Se vuoi la libertà devi prendertela.

O libertà o libertà!
#BREAKING

Esplosa un autobomba nella città di #Qamishlo, Siria del Nord. L'autobomba è esplosa vicino al parco ed alle strutture giovanili.
Secondo i primi report non ci sarebbero feriti.
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