Quello che sta succedendo all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo spiega bene la gigantesca necessità di rallentare i contagi da coronavirus. C’è un mondo di cose dietro a “terapie intensive piene” e “medici sfiniti”:
ilpost.it/2020/03/09/cor…
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1. Le terapie intensive sono PIENE. A Bergamo fino a ieri c’erano 32 posti letto nelle ter int Covid, con 32 intubati. I pazienti intubati richiedono monitoraggio, e ora ci sono 2 anestesisti per ogni 16 pazienti (pochissimi), e meno infermieri di quanti ne sarebbero necessari
2. Gli anestesisti, che fanno turni massacranti da due settimane, usano più di metà del loro tempo a organizzare trasferimenti e trovare posti letti: insomma, a stare al telefono.
Cosa si fa quando c’è un paziente da intubare e son finiti i posti letto in terapia intensiva?
Cosa si fa quando c’è un paziente da intubare e son finiti i posti letto in terapia intensiva?
3. Negli ultimi giorni al pronto soccorso di Bergamo si sono presentate decine di persone con sintomi da Covid, diverse con insufficienze respiratorie serie. Il coronavirus può provocare polmoniti che interessano entrambi i polmoni e che peggiorano molto in fretta
4. La prima difficoltà è capire quando è necessario intubare: se hai decine di pazienti al pronto soccorso e un pochi medici competenti su questa cosa, il rischio è che non ti accorgi quando diventa necessario intubare. Per alcuni pazienti il non intervento può portare alla morte
5. La seconda difficoltà è il tempo. Intubare un paziente non è come in E.R.: se il paziente è cosciente serve fare l’anestesia generale, che non è una procedura breve.
Hai tempo per quella procedura in un ospedale che è già oltre al collasso?
Hai tempo per quella procedura in un ospedale che è già oltre al collasso?
6. Questo è lo scenario di cui parlava la Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI): se non c’è tempo, spazio, risorse per curare tutti i pazienti, si deve scegliere chi curare per primo. Questo si chiama triage
7. In condizioni normali, l’ingresso in terapia intensiva è gestito con un criterio “primo arrivato, primo servito”, salvo eccezioni. Il triage cambia questo criterio. Attenzione però, questo è importante: ilpost.it/2020/03/09/cor… 
8. Qui ci sono altri due problemi. Il primo riguarda i medici: se non esiste un protocollo per fare triage nell'emergenza, e oggi per la Covid ancora non esiste, la scelta deve farla il medico urgentista in pronto soccorso. Non va bene, sia per ragioni mediche che umane
9. Il secondo è che il triage potrebbe significare, detto in maniera brutale, lasciar morire qualcuno. Questa cosa è già successa: paziente anziano arrivato in ps senza avere le risorse per essere immediatamente assistito e intubato, con una polmonite grave
10. E se venisse comunque intubato, e non ci sono posti disponibili in terapia intensiva? Lo metti nella sala del ps in cui accogli le urgenze, o nei reparti, crei sistemi che lo isolino dagli altri pazienti per evitare il contagio, e lo lasci lì sperando che si liberi un letto
11. Questa è la situazione di ieri, oggi probabilmente sarà peggio: più pazienti, la rete regionale che si occupa di trasferirli paralizzata, e le persone anziane o con patologie pregresse sempre più a rischio di non ricevere le cure adeguate
Quindi: lavorate da casa, se potete, evitate di uscire a meno che non sia assolutamente necessario, anche se siete giovani e in salute fate una scelta responsabile: wittgenstein.it/2020/03/08/per…
