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Pax @dottorpax
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Le agenzie di #rating.
Vediamo di analizzare qualche punto, dato che il loro impatto sull'economia italiana non è irrilevante, che Salvini e Di Maio lo vogliano/credano o no.
1. Sono imparziali?
Lo speranza è che lo siano, studi empirici e la pratica dicono che non è proprio così al 100%, ma la situazione dopo la crisi del 2007-2008 è migliorata. In questo caso va dato atto alla regolamentazione di aver fatto qualcosa di buono.
Però, dal non essere perfettamente imparziali (come voi coi vostri figli), all'essere completamente corrotti ce ne passa. Anche se i media si concentrano su Moody's, S&P e Fitch (le 3 maggiori), va detto che le agenzie minori condividono quasi sempre il giudizio delle più grandi.
2. Sono infallibili?
Conoscete qualcuno o qualcosa che sia infallibile al mondo (a parte voi)? Erano fallibili le divinità greche. Suvvia.
Ma se sono fallibili, non è per gli eventuali conflitti di interesse, è una questione metodologica, oltre che epistemologica.
Ogni rating si basa su modelli e assunzioni. Ogni stima è soggetta al rischio di modello (model risk), che si tratti di una banale analisi fattoriale, o di più avanzati processi markoviani. Per anni si è assunta la stazionarietà nella componente markoviana, cosa smentita da
bellissimi paper scientifici. Va poi detto che fino al 2010 molte metodologie erano particolarmente sensibili al bias storico, così come sottovalutavano grandemente gli eventi di coda (e non chiamateli cigni neri, vi scongiuro, non fate come il Ministro Savona!).
Anche qui, i regolatori, tra un eccesso di onnipotenza e l'altro (#fenceparadox), qualcosa di buono l'hanno fatto. In particolare nella direzione della comparabilità e standardizzazione (anche se qui poi si rischia il problema opposto, ma ne parliamo altrove, qui anche no).
3. Possiamo ignorare i loto giudizi?
Certo che sì, si può fare tutto, anche guidare contromano, basta accettare le conseguenze delle azioni (#skininthegame direbbe il mio amico e co-autore Taleb, di cui consiglio fortemente l'ultimo libro: ilsaggiatore.com/libro/rischiar…).
I rating delle vituperate agenzie sono di fatto uno standard di mercato. Lo sono non solo per le obbligazioni. Se siete una banca, volenti o nolenti, i rating sono ovunque (in modo più o meno sottile) date le regole di Basilea. Mento? Buona lettura: bis.org/bcbs/
Alcuni investitori (banche, ma non sono) sono obbligati a seguire i rating per certi tipi di investimenti. E la differenza tra un investment grade (prosaicamente: roba più o meno affidabile) e uno speculative grade (ci guadagni, ma attento all'uccello padulo) conta molto.
E non per simpatia, ma semplicemente perché se prendi uno speculative grade, quando ti è consentito, ti costa molto di più in termini di gestione del rischio. Come mai? Per le basi, seguite pure il mio corso gratuito online: edx.org/course/an-intr….
Possiamo pensare a un nuovo mondo e migliore, in cui i rating non contano nulla? Certo, basta non chiedere soldi a nessuno, o convincere tutto il resto del mondo. Tutto è possibile, ancora, basta accettare le conseguenze.
4. Sì, bravo, ma ti ricordo il caso Lehman Brothers e le agenzie di rating!
Ecco, quello è il classico errore che fa chi non capisce una mazza di EVT (extreme value theory, teoria dei valori estremi), simpatica branca della statistica cui il vostro si dedica. È stato banalmente
sottostimato un rischio di fallimento, perché mai osservato prima (che poi non è vero, se si fanno le analogie con Enron e altri). Ancora oggi le spiegazioni che vengono date della crisi del 2007 tradiscono questa difficoltà di comprensione. E ora vi svelo un segreto: i signori
della finanza il più delle volte non sono malefici (o meglio, sì, senza scrupoli a volte), ma solo stupidi e ignoranti. Come tutti noi. La stupidità è frattale: è a ogni livello. L'ignoranza dovrebbe esserlo meno. Ma appunto uso il condizionale.
Si spera che dagli errori qualcuno impari, cosa della quale non sono convinto, ma tant'è.
Passo buona parte delle ore che insegno, quando insegno modellistica del rischio, a criticare modelli e attori in campo. Però le critiche vanno motivate: "brutto e cattivo" non vale.
5. Ma loro hanno sbagliato, devono pagare e non vanno riconosciute.
Anche noi abbiamo avuto Mussolini. Anche lo Stato Vaticano ha fatto le crociate.
Sono volute esagerazioni per dire: se si fanno errori (anche cazzate enormi), si cerca di rimediare e di non ripeterli.
Vigiliamo sulle agenzie di rating. È un nostro diritto e un nostro dovere.
Chiediamo trasparenza sulle metodologie. Proponiamo alternative credibili. Usiamo anche le nuove tecnologie: ci sono interessanti novità emergenti nel campo.
PERÒ: eviterei complotti e altre amenità.
Nel senso: vuoi credere nei complotti? Benissimo, ma non ti lamentare sei poi non passi gli esami perché non hai studiato, o se gli altri ti guardano come lo strambo del gruppo. Non ti lamentare se scopri che nessuno ti presta più un dollaro, un euro, o la tua nuova lira.
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