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Magnifico articolo sulla necessità di emanciparsi da alcune inutili rigidità (di origine scolastica, ahinoi) della grammatica italiana, che resta un fenomeno storico, per quanto normativo
"Se stessi qui a fare polemica, dovrei semplicemente invitare tutti a fare pace con sé stessi, o con sé stesse: perché quell'accento non ci sarebbe, se stesse lì per caso. C'è perché serve a distinguere il pronome personale (sé) della congiunzione ipotetica (se)"
"E, come appare evidente già da queste prime righe, non è affatto vero che quando 'sé' precede 'stesso' o 'medesimo' di quell'accento non ci sia bisogno"
"L'ortografia è sentita oggi come l'aspetto più stabile e inamovibile della norma linguistica [...] Ma non bisogna dimenticare che l'ortografia, ancor più di altri aspetti della grammatica, è il risultato di un processo storico legato al diffondersi di alcune convenzioni"
"Nella storia dell'italiano, di accenti e apostrofi non s'è quasi sentito il bisogno fino all'invenzione della stampa [in particolare con] l'edizione delle poesie di Petrarca curata a Venezia dal grande umanista Pietro Bembo, il padre della grammatica italiana"
"Non tutti, peraltro, accolsero con favore quella novità. Ancora a fine secolo [XVI] un filologo di tutto rispetto come Jacopo Corbinelli se la prendeva con cui osava pubblicare le opere dei classici «incaccate e d accenti e d apostrofi e imbratti simili»"
Il dibattito continuò fino all'Ottocento (dove troviamo Manzoni che scrive «dovette dunque parlar con sé stesso», mentre Leopardi intitola una poesia «A se stesso»). A insistere sull'ortografia fu "la scuola postunitaria, compensando l'impossibilità di normalizzare la pronuncia"
"Ora è giunto il momento di spezzare l'incantesimo per cui - notava Aldo Gabrielli - se non ci si piega a questa «regoletta fasulla», si rischia di «essere espulsi dall'umano consesso in quanto reprobi ignoranti»"
