Massa Finalese, una frazione di Finale Emilia, in provincia di Modena.
I protagonisti iniziali?
Un padre e un figlio arrestati e condotti in carcere con l’accusa di pedofilia.
Era stato proprio il maschietto a raccontare alla psicologa del servizio sociale che il fratello più grande faceva dei giochi strani sotto le lenzuola con la sorellina.
Accuse dei più atroci delitti su bambini.
Picchiati, abusati, tumulati vivi e uccisi. Un’impressionante scia di morti, suicidi e famiglie rovinate.
Altri bambini, applicando la tecnica dello “svelamento progressivo”, raccontarono di altri abusi.
Interrogati, per giorni raccontarono tutte le loro fantasie.
Scambiate per realtà, pur senza riscontri.
Due mesi dopo, una delle donne coinvolte alla quale hanno tolto la figlia, disperata si suicida lasciando solo un biglietto: “Sono innocente”.
"Allora c'è anche un prete" pensa il Pm.
E lo scova in Don Giorgio Govoni
Con la maestra Rita Spinardi (sua fidanzata dice), Don Giorgio lo ha rapito, portato al cimitero (o al ristorante o in un bagno), picchiato e riportato a scuola.
Per lui chiede 14 anni di carcere.
Nello studio del suo avvocato il sacerdote ha un attacco di cuore e muore
Con "non luogo a procedere" perché è morto. Nelle motivazioni della sentenza egli è chiaramente indicato come il capo della setta
Per i giudici il sacerdote è innocente. E non esiste nemmeno una banda che abusa di bambini. Sentenza ribadita poi dalla Cassazione nel 2002.
Per esempio i Covezzi a cui avevano tolto i quattro figli dopo il racconto di uno di loro.
Furono assolti 16 anni dopo e poterono riabbracciare i figli.
Ma solo la madre, perché il padre nel frattempo era morto.
Raccontarono di messe nere e ostie profanate. Di piccoli lanciati in aria e lasciati cadere per terra.
E poi padri e madri che seviziavano i loro figli.