Thread by @FabbioSabatini

Senza dubbio la cosa più triste che mi sia capitata da quando sono all'università. Sconfitto nell'ennesimo concorso concepito, organizzato, gestito e concluso per un predestinato. Stavolta però nel mio ateneo...

[questo è un thread personale]

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... non nella mia facoltà né nel mio dipartimento, ma a opera di persone che hanno sempre professato indignazione per i concorsi-farsa e hanno sempre affermato di sostenere le mie iniziative per la trasparenza e il merito.

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Perché per il proprio particolare si può sempre fare un'eccezione, che sarà mai, e poi tra "amici" mica vorrai metterti di traverso (sì, invece).

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Che amarezza. Che imbarazzo per quei colleghi. Ti passa la voglia di difendere l'istituzione. E di ammazzarti per tenere tutto insieme, per scrivere e per fare di più nonostante le responsabilità genitoriali e tutto il resto.

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Ti passa la voglia, ma solo per un momento. L'Università rimane l'unico settore della pubblica amministrazione dotato di meccanismi di valutazione e controllo trasparenti e rigorosi, ancorché vulnerabili e ampiamente migliorabili.

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Accanto agli accademici vecchio stile - vecchi o giovani, improduttivi o affermati nella ricerca - che programmano, organizzano e gestiscono concorsi farseschi a tavolino, esiste una comunità di studiosi votati al rigore non solo nella didattica e nella ricerca...

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... ma anche nella gestione della cosa pubblica, a partire dal reclutamento. Questo secondo genere di accademici prevarrà, è solo questione di tempo.

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Nel lungo periodo i concorsi universitari sono forse uno strumento da superare, come propone chi vorrebbe abolirli e responsabilizzare le commissioni giudicatrici e i dipartimenti (per esempio vincolando i finanziamenti alla produzione futura dei reclutati).

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Ma, finché esistono, i concorsi sono l'unico modo di accedere e progredire nelle carriere universitarie, quindi richiedono serietà, trasparenza e un briciolo di rispetto per i candidati che vi partecipano.

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