Storie di Partigiani, per non dimenticare. (3)
In casa mia si era tutti antifascisti, e negli anni ‘30 abitavamo a Pieve Fosciana. Questo è quello che un giorno abbiamo trovato fuori casa, andava di moda fare di queste scritte.
Un giorno forse scriverò qualcosa anch’io.
In casa mia si era tutti antifascisti, e negli anni ‘30 abitavamo a Pieve Fosciana. Questo è quello che un giorno abbiamo trovato fuori casa, andava di moda fare di queste scritte.
Un giorno forse scriverò qualcosa anch’io.
Negli anni Venti ero già stato coinvolto nelle lotte tra braccianti e proprietari terrieri, e dopo l’armistizio ho cominciato a fare l’informatore e la staffetta per i partigiani. Quelli comandati da Giovanni Battista Bertagni.
In Garfagnana, una terra posta sulla Linea Gotica.
In Garfagnana, una terra posta sulla Linea Gotica.
Tanto per dire il clima dalle nostre parti: il ceppo più solido del vecchio squadrismo, del gerarchismo del ventennio fascista e dell'ultima reviviscenza di Salò veniva chiamato il "granducato di Toscana", e il maggior rappresentante era costui.
Finì fucilato a Dongo assieme al duce. Era a capo delle più famigerate, violente e sanguinarie squadre d'azione a Firenze. Poi Ministro della cultura, maestro della disinformazione del Minculpop. Non c’erano i social, ma c’era la radio, i giornali, i cinegiornali.
E le scritte.
E le scritte.
Il 20 settembre 1944 vengo arrestato da una pattuglia tedesca, avevo con me un binocolo, una pistola e un po’ di banconote. Mi portano a Castiglione di Garfagnana, dove si trova la Feldgendarmerie. Un calvario di interrogatori.
I tedeschi poi mi cedono alla Brigata Nera di Aurelio Benedetto Ricci, di stanza nel borgo, e lì verrò torturato per nove giorni.
Non ne posso più. Decido di farla finita e con i denti tento mi strappo le vene.
Anche perché uso il mio sangue per fare una scritta:”Non parlerò”.
Non ne posso più. Decido di farla finita e con i denti tento mi strappo le vene.
Anche perché uso il mio sangue per fare una scritta:”Non parlerò”.
È la sera del 29 settembre del ‘44, mi trovano esangue. Non contenti mi legano per il collo al posteriore di una camionetta della Brigata Nera e partiamo in direzione del Passo delle Radici. Non riesco a stare in piedi e mi trascinano per qualche chilometro. Muoio così.
Infine poi mi gettano ai bordi della strada in località Terrarossa. Soltanto nel dopoguerra mia moglie troverà il cadavere e celebrerà il mio funerale.
Nel ‘94 mi verrà conferita la medaglia d’oro al Valor Militare dal Presidente Scalfaro, nella motivazione citerà la mia scritta.
Nel ‘94 mi verrà conferita la medaglia d’oro al Valor Militare dal Presidente Scalfaro, nella motivazione citerà la mia scritta.
Oggi vedo che è tornato di moda fare scritte razziste, fasciste e naziste.
Il fascismo è un crimine, non un’opinione.
Io ho scritto col sangue il mio ultimo pensiero, fate in modo di ricordare il mio sacrificio.
Luigi Berni.
Il fascismo è un crimine, non un’opinione.
Io ho scritto col sangue il mio ultimo pensiero, fate in modo di ricordare il mio sacrificio.
Luigi Berni.
