Qualche informazione biografica su Ursula von der Leyen aiuta a capire meglio le dinamiche classiste e familiste della politica europea e dell'UE.
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Ursula è nata nel 1958 a Bruxelles. Non per caso, ma perché il padre Ernst Albrecht era incredibilmente fra i primi funzionari dell'allora CECA, partecipò alla redazione dei trattati di Roma e divenne poi capo di gabinetto del primo commissario alla concorrenza.
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Fino a 12 anni Ursula vive a Bruxelles, frequentando ovviamente la... scuola europea! Questo la rende perfettamente francofona.
Nel frattempo, finito l'incarico europeo, Ernst Albrecht si trasferisce con la famiglia ad Hannover, dove diventa amministratore della Bahlsen.
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Nel frattempo, finito l'incarico europeo, Ernst Albrecht si trasferisce con la famiglia ad Hannover, dove diventa amministratore della Bahlsen.
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Presto Albrecht si butta in politica, diventando Ministerpräsident del Land della Bassa Sassonia come candidato della CDU, dal 1976 al 1990. Albrecht sfiorò la candidatura al cancellierato (fu battuto da Franz-Josef Strauß) e fu infine sconfitto dal giovane Schröder.
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La famiglia Albrecht ha radici a Hannover e, pur non essendo nobiliare in senso stretto, ha un'antica tradizione nel commercio del cotone presso l'elettorato di Hannover.
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Dato che l'attuale casa reale inglese è proprio la casa di Hannover (cambiarono nome in Windsor quando il Regno Unito era in guerra con la Germania), vari antenati di Ursula vengono dal mondo anglosassone.
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In particolare, Ursula ha un legame diretto con la famiglia Ladson, che - trapiantata in South Carolina - gestì a lungo una piantagione di cotone, con centinaia di schiavi, a Charleston.
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Charleston, oltre a dare il nome all'omonimo ballo, era la capitale americana della tratta degli schiavi (si calcola che ci siano arrivati il 40% dei neri deportati). Troviamo un antenato di Ursula, Joseph Wragg, che fu il più importante trafficante di schiavi del '700.
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Oltre a questa familiarità ereditaria con lo schiavismo, la presenza di antenati anglosassoni portò naturalmente Ursula, conosciuta a casa come Rosa, a studiare in Gran Bretagna, alla London School of Economics, dove Ursula si faceva chiamare camaleonticamente Rose Ladson.
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Passata a studiare medicina ad Hannover, conosce Heiko von der Leyen, che sposa prendendone il nome (un uso nordeuropeo stranamente non stigmatizzato dalle femministe nostrane).
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Il marito di Ursula è tecnicamente nobile, discendendo da una famiglia di commercianti di seta nobilitata nel 1786. Entrambi luterani, hanno sette figli.
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Questa vicenda personale ha una serie di aspetti interessanti. Ci illustra quanto contino i legami familiari nella presunta meritocrazia UE (la presidente della Commissione è figlia di un eurocrate) e nella presunta meritocrazia tedesca.
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Non a caso, la figlia di un presidente di Land diventa ministro dello stesso partito e, a dispetto di una gestione non proprio perfetta della Difesa, viene candidata alla presidenza della Commissione UE.
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Ci illustra anche quanto l'élite europea attuale abbondi di persone nate in famiglie di antico privilegio, spesso abituate da secoli allo sfruttamento (anche di schiavi, in questo caso).
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Pensiamo all'incredibile intreccio familiare di Boris Johson (che include giornalisti dell'impero ottomano e nobili russi) o, venendo da noi, al conte Bini Smaghi "in" De Romanis (un cui antenato fu tesoriere di papa Leone X), al conte Gentiloni Silverj.
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Questa impressionante continuità generazionale delle élite ci aiuta a capire perché la meritocrazia sia "la" finzione dell'UE e perché sia così naturale per i dirigenti europei fare gli interessi degli ambienti da cui provengono e non dei cittadini.
