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(THREAD IN ITALIAN)
Che cosa è successo in questi ultimi due pazzi giorni di #Brexit? E cosa potrebbe succedere nella prossima, decisiva settimana? Prima dell'aperitivo, provo a spiegarvelo il più semplice possibile nei prossimi tweet. 🇬🇧🇪🇺
1. Dunque, Theresa May ieri ha subito la terza mazzata: il suo accordo #Brexit è stato sconfitto di 58 voti, meno delle altre due volte (quando era andato sotto di 230 e 149 voti), ma comunque nettamente. Anzi, stavolta aveva presentato in aula solo metà sul suo accordo. 🤯
2. Ma come solo mezzo accordo? Eh sì. Come il cavaliere nero dei Monty Python, cui mozzano un arto dopo l'altro ma lui continua ad agitarsi, l'ultima tattica di Theresa May e dei suoi è stata proprio questa, apparentemente incredibile. Ma con un obiettivo preciso.
Brexit
3. E cioè i laburisti. Visto che ci sono ancora una 40ina di irriducibili tra brexiters conservatori e unionisti nordirlandesi, May ha provato la carta Labour e ai voti ha messo solo il Withdrawal agreement, cioè la parte fondante del suo accordo con l’Ue su #Brexit 🇬🇧🇪🇺
4. Il Withdrawal Agreement (WA) è quella parte dell’accordo #Brexit con l’Ue che apre ai due anni di transizione, delinea il conto che Londra pagherà per questi e soprattutto contiene il contestatissimo “backstop” su Irlanda del Nord (spiegazione qui lab.gedidigital.it/repubblica/201…)
5. Quindi May ha detto ai laburisti: intanto votatemi il WA (che è la parte legalmente vincolante di accordo #Brexit con Ue e che aveva deadline al 29 marzo), poi sul tipo di Brexit (hard, soft, piano Corbyn etc) che verrà ci metteremo d’accordo.
6. (Spiegazione: con seconda parte dell’accordo si intende la “Political Declaration”, cioè il capitolo non vincolante del patto che delinea i rapporti futuri tra UK e UE, e dunque anche il tipo di Brexit (dura, morbida con unione doganale, etc) 🇬🇧🇪🇺
7. Ma i laburisti, che spingono per una soft #Brexit (con unione doganale e una sorta di allineamento al mercato unico) non ci sono cascati. O meglio, solo in 5 lo hanno fatto e votato per il mezzo accordo di May. Atteggiamento comprensibile: non c’era alcuna certezza sul futuro.
8. E così May ha ri-riperso. Una sconfitta con “conseguenze serie”, come ha commentato la premier. La conseguenza principale è che così cade la seconda, successiva scadenza del 22 maggio concessa dall’Ue. Ora il Regno Unito deve decidere entro il 12 aprile cosa fare con #Brexit
9. Il 12 aprile è data limite entro cui Londra ora deve decidere se:
- Uscire con un accordo nel frattempo miracolosamente approvato in Parlamento
- Uscire senza accordo (No Deal)
- Chiedere un nuovo rinvio, che Ue concederà solo in cambio di elezioni generali o 2o referendum
Devo interrompere per inaspettate cause di forza maggiore, riprendo più tardi. 😊 talk later 🇬🇧🇪🇺
10. Rieccomi e scusate l’intervallo. Dunque queste sono le tre strade che May e il Regno Unito ora hanno di fronte a sé. Analizziamole per bene e andiamo con ordine. La prima: è davvero possibile un accordo #Brexit (May o alternativo) in così pochi giorni?
11. Domani in Parlamento tornano alla carica gli “indicative votes”, ossia quei piani alternativi su #Brexit presentati da singoli deputati dopo che il Parlamento l’altra settimana ha strappato il timone a May con “l’emendamento Letwin” per cui il governo non ha più controllo.
12. Di piani alternativi la settimana scorsa ne sono stati votati 8, tra cui
- piano Corbyn (unione doganale permanente)
- Revoca art. 50: rinuncia immediata a #Brexit
- 2o referendum
- Mercato unico 2.0 (simile a modello Norvegia)
- No Deal volontario (uscita senza accordo)
13. La settimana scorsa sono stati bocciati tutti dall’aula, ma il piano per unione doganale e quello per secondo referendum hanno perso di poco, quindi da domani uno di questi otto piani alternativi potrebbe anche passare. E in quel caso che cosa succederebbe?
#Brexit
14. Attenzione però: sono votazioni “non vincolanti”. Quindi, se passa uno o più di questi piani alternativi, May non è tenuta a prenderli in considerazione, ma allo stesso tempo non può ignorarli perché altrimenti farebbe un grosso sgarbo al Parlamento.
#brexit
15. La sett scorsa la premier era molto rigida sui piani alternativi (“prenderò in considerazione solo quelli pertinenti alla #Brexit”). Ora, parlando con i suoi collaboratori, ho la sensazione che il mood sia mooolto più soft. May ha bisogno di una sponda per andare avanti.
16. Ma le cose sono, ovviamente, molto complicate: mettiamo che in aula passi il piano Corbyn su unione doganale. May dirà: ok, laburisti, ora votatemi il withdrawal agreement per scollinare il 12 aprile (qui spiegazione ) e poi vi daremo la vostra #Brexit.
17. Il problema è che il Labour difficilmente accetterà per un motivo semplice: con un asse con Corbyn su unione doganale, May dilanierebbe definitivamente il suo già spaccato partito conservatore
E se sulle macerie la spuntasse Boris Johnson, il piano di Corbyn sarebbe cestinato
18. La verità è che May spera fortemente che nessun piano alternativo passi la settimana prox, in modo da riproporre il suo accordo per una quarta o quinta volta, aggirando (ma come?) il veto dello speaker camera Bercow sulla presentazione ossessiva del suo stesso piano #Brexit
19. Dopo la sconfitta per “soli” 58 voti venerdi scorso, May crede fortemente che il suo piano (o almeno la metà) possa passare. Negli ultimi giorni ho percepito un raro ottimismo parlando coi suoi. Non a caso oggi il capo comm Downing ha scritto questo...
20. E se il piano May venisse bocciato, ancora una volta? E se nessun piano alternativo avesse la meglio o si sposasse con linea May? A quel punto Londra andrà a Bruxelles il 10 aprile per consiglio ue straordinario a chiedere un ulteriore rinvio (ed evitare il No Deal)
#Brexit
21. Ma l’Europa ha detto chiaramente che un ulteriore rinvio è possibile solo in caso di nuove elezioni generali in Regno Unito oppure di un secondo referendum sulla #Brexit. May ha fatto intendere venerdì che, visto lo stallo si potrebbe andare presto al voto a questo punto.
22. Ma attenzione: il rinvio lungo presuppone un problema molto più piccolo ma in realtà enormemente più grande. Un problema che molti amici/colleghi hanno sempre sminuito sinora ma che, per me, era destinato a diventare un ostacolo complicatissimo. E infatti ora lo è.
#Brexit
23. Mi riferisco alle elezioni europee. Che, vi assicuro, sono il vero spauracchio di tutti a Westminster. Più del (forse) catastrofico No Deal. Perché le elezioni Ue sarebbe il fallimento e l’umiliazione finale della classe politica britannica a tre anni dal referendum #Brexit
24. Per questo temo che, come dico da tempo, lo scenario più probabile a questo punto potrebbe diventare il No Deal, cioè l’uscita dall’Ue senza accordo, con tutti i guai e le incognite ad esso legati. Perché per molti sarebbe meglio delle umilianti e snervanti elezioni europee
25. Molti a Westminster preferiscono il No Deal alle umilianti elezioni europee. E sono davvero tanti, persino nel governo May. Il No Deal viene sempre più visto come una soluzione liberatoria, anche se creerebbe problemi enormi, per non parlare del confine irlandese.
#Brexit
26. Il parlamento britannico si è sempre opposto al No Deal, così come la stessa May (anzi i suoi ora non parlano più di opzione di “default” il 12 aprile). Ma il rischio è molto concreto e a quel punto Londra potrebbe chiedere un altro rinvio breve per un “no deal controllato”
27. Anche perché le elezioni europee lacererebbero ancora di più un Paese politicamente allo sbando. L’unico modo per evitare il No Deal, a questo punto sarebbe andare ad elezioni generali che potrebbe vincer e Corbyn (con tutti i suoi limiti) perché i tories sono a pezzi
#Brexit
28. È questo il grande dilemma dei conservatori adesso: andare ad elezioni generali con il partito frantumato e forse far vincere l’odiatissimo Corbyn oppure andare col No Deal e magari venire ricordati nella Storia come quelli che hanno spinto il Regno unito nel baratro?
#Brexit
29. Per questo il contestatissimo accordo di May sulla #Brexit non è ancora morto. Perché è ancora la “terza via” dei conservatori per limitare i danni internamente e dunque il boccone meno amaro da digerire. Il problema però è che per farlo passare servono i ribelli laburisti.
30. Perché una 20ina di brexiter ribelli conservatori sono irriducibili e gli unionisti nordirlandesi non accetteranno mai il piano May perché contiene il backstop (lab.gedidigital.it/repubblica/201…), “inaccettabile” per principio. Ecco perché serve conquistare i laburisti di aree brexiter
31. Ma ce la farà Theresa May a strappare 20-30 laburisti a Jeremy Corbyn? Riuscirà nell’impresa? Ci aspetta un’altra settimana entusiasmante di #Brexit e farò il possibile per spiegarla bene e tenervi aggiornati. Buona domenica! 😊☀️🇬🇧🇪🇺
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