In realtà il mio nome è Pacifico Di Consiglio, nato a Roma il 10 giugno 1921. Vivo in via Sant’Angelo in Pescheria, numero 28, a due passi dal Tempio Maggiore, nel cuore del Ghetto.
Come dite? Se non ho mai provato a parlare con quelli?
Scusate se rido.
Lo sanno anche i sassi che con i fascisti non si discute.
Mai discusso, ma sempre risposto.
E mai a parole.
Un giorno due fascisti, col pugnale al fianco, mi riconobbero per strada e cominciarono a strattonarmi, a insultarmi in quanto ebreo.
Per la serie “con i fascisti non si discute” li spintonai a terra e scappai.
Mai. Moretto non scappa. “Ebreo,ebreo” cominciarono a gridare verso di me. “Ebreo perché non saluti?”
Gli risposi: “Perché non l’ho fatto mai e non lo faccio ora”.
In carcere ne feci di tutti i colori.
Un giorno vidi i tedeschi rubare i pacchi destinati a noi ebrei.
Mi picchiarono a sangue quando scoprirono che li avevo ripresi e distribuiti nelle celle.
E riuscii pure a rubare le chiavi delle celle. Le aprii tutte. Uno spasso.
Dovevate vedere la faccia dei tedeschi mentre mi picchiavano di nuovo a sangue.
Colpii una delle guardie e saltai giù dal camion.
Tornai a Roma, unendomi alle forze alleate.
Ponti, strade, era tutto distrutto. Fu un viaggio faticoso.
Comunque arrivai al confine e lo trovai. Fu spaventoso. Era un ragazzo robusto. Lo ritrovai che pesava 35 chili.
Fu allora che ci raccontò tutto.
Ada era nata nel cuore del ghetto di Roma. Era una bambina di 13 anni quando venne cacciata dalla scuola perché ebrea.
La chiamavano anche “Anita Garibaldi”, perché era una battagliera.
Sempre accanto a me nelle battaglie più importanti.