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Ai miei tempi non era facile fare sport. Per noi donne, intendo. E questo è troppo pesante, e questo non fa per voi, e questo vi toglie grazia, e questo vi rovina le mani che poi chi pulisce casa, e questo no…quest’altro no…questo no dai.
Ci si mise pure Edmondo De Amicis.
Scrisse: “La ginnastica per le ragazze ha i suoi inconvenienti.
I maestri di pianoforte dicono che quando tornano dalla palestre le signorine non san più suonare. Toglie la grazia e abitua ai movimenti scomposti".
Lo presi in parola.
Insomma. Più o meno.
Me ne sono andata come avevo sempre desiderato.
Immersa nel torneo di Wimbledon.
In realtà, vista la veneranda età di 88 anni, stavo solo ascoltando alla radio la cronaca della giornata.
Era il 27 giugno del 1960.
Perché un’anziana vecchietta era così innamorata del tennis?
Ero nata il 24 settembre del 1871.
Tre anni prima che il maggiore inglese Walter Clopton depositasse alla Camera dei Mestieri di Londra il brevetto di questo splendido sport.
Avevo 9 anni quando impugnai la prima racchetta su un campo costruito nei pressi della nostra tenuta.
Il mio primo torneo?
Al Northern Championship di Manchester.
Avevo dodici anni e giocai un doppio in coppia con mia sorella Annie.
Fummo sconfitte, ma io mi rifeci l’anno dopo in singolare.
A tredici anni arrivai in finale perdendo contro Maud Watson,
Punteggio? 6-8, 5-7.
Niente male considerando che Maud Watson aveva appena vinto il torneo di Wimbledon.
Con Annie vincemmo però il doppio.
"Little Wonder” mi definì la stampa britannica.
Fu a 15 anni che partecipai al mio primo torneo di Wimbledon. Per chi non mi conosce mi chiamo Charlotte Dod.
Blanche Bingley era la campionessa in carica.
La incontrai in finale. Vinsi 6-2 6-0.
Lo sapete vero che sono ancora oggi la più giovane vincitrice del singolo a Wimbledon?
No? Immaginavo.
Scommetto che non conoscete nemmeno il resto della storia.
L’anno dopo partecipai ancora al torneo di Wimbledon. Incontrai ancora la Blanche Bingley in finale.
E naturalmente vinsi.
L’anno successivo però lasciai il tennis.
Feci un lungo viaggio in barca con mio fratello.
E dopo due anni tornai a disputare Wimbledon.
Di nuovo in finale, di nuovo contro la Bingley.
Di nuovo una vittoria (6–2, 6–1).
L’anno dopo fu una “tragedia”.
Persi in singolare un incontro. Il primo e l’ultimo della mia carriera. Scherzavo.
Non fu una tragedia visto che subito dopo vinsi per la quarta volta Wimbledon
Quella volta non incontrai la Blanche, ma la Hillyard.
Beh, in realtà era sempre lei perché quell'anno aveva preso il cognome del marito.
Nel 1893, a 22 anni, decisi di smettere con il tennis.
Partecipai a due soli tornei. Vincendoli entrambi.
Uno era Wimbledon naturalmente.
Lasciai il tennis dopo aver vinto 5 volte Wimbledon per dedicarmi ad altri sport.
Ero a Saint Moritz e decisi di partecipare al St. Moritz Ladies's Skating Test (pattinaggio di figura), il più prestigioso test di pattinaggio femminile dell'epoca.
Lo superai a pieni voti.
Presi parte alla gara di bob del Cresta Run, e iniziai a praticare l'alpinismo con mio fratello superando due vette oltre i 4.000 nel febbraio del 1896.
Amavo anche l'hockey femminile su prato (era una dei fondatori).
Debuttai in nazionale sconfiggendo l'Irlanda per 3–1
Visto che quando avevo 15 anni le donne non erano ammesse a giocare a golf fondai un club femminile.
Giocavo saltuariamente.
Però decisi di partecipare nel 1904 al campionato nazionale. Vinsi.
Prima e unica donna a vincere il titolo nazionale nel golf e nel tennis.
Ma non era finita.
Mi diedi pure al tiro con l’arco.
Vinsi il primo torneo nel 1906 e nel 1908 entrai nella squadra olimpica per Londra.
Alle Olimpiadi vinsi “solo” la medaglia d’argento”, accidenti.
Andò meglio a mio fratello, che vinse l’oro.
Non mi sono persa un solo torneo di Wimbledon.
Fino all’età di ottant’anni sono andata regolarmente sui campi per godere lo spettacolo di un torneo unico, che avevo visto nascere e crescere.
E che avevo vinto per ben cinque volte.
Nel Guinness dei primati sono la donna sportiva più versatile di sempre.
Alla faccia di De Amicis "lo sport non mi ha fatto perdere la grazia".
Su una cosa però aveva ragione. Lo sport mi impedì di suonare il pianoforte.
In realtà non avevo mai provato a suonarlo.
Altrimenti…
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