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#Soleimani: riassunto delle puntate precedenti. Thread lungo.

Dal momento esatto in cui le forze Usa vi mettono piede nel 2003, l’Iraq diviene terreno di scontro tra Stati Uniti e Iran che competono per l’egemonia di un paese cruciale per gli equilibri regionali.

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Quando nel 2011 le truppe Usa lasciano l’Iraq al governo c’è Nouri al Maliki, abile a mantenere equilibrio tra le pressioni dell’una e dell’altra potenza ma promotore di politiche settarie che escludono la comunità sunnita e favoriscono riemergere dell’insorgenza jihadista. 👇
Con il dilagare in Iraq dello Stato islamico cambiano gli equilibri. Maliki lascia il posto a Haider al Abadi, che promette politiche più inclusive verso i sunniti e invita le forze Usa a tornare nel paese alla guida della Coalizione internazionale contro lo Stato islamico. 👇
Ma nel contempo l’ayatollah Sistani, massima autorità dell’Islam sciita in Iraq, emette una storica fatwa che impegna ciascun iracheno a prendere le armi. Nascono le Unità di mobilitazione popolare (Pmu), operazione che Soleimani architetta in prima persona. 👇
Le Pmu sono decisive per la sconfitta di Is in Iraq, ma diventano un’ingombrante presenza per il governo poiché in gran parte rispondono direttamente all’Iran e a Soleimani. Abadi ne fa le spese quando appoggia pubblicamente le sanzioni Usa contro Teheran. 👇
Parte una sommossa popolare nelle province sciite del sud dell’Iraq, cadono razzi sull’aeroporto di Baghdad, si dimettono alti funzionari pubblici e di sicurezza. Abadi è costretto a rinunciare a un altro giro al potere. 👇
L’Iran chiarisce che il nuovo governo iracheno dovrà nascere con suo benestare. È il settembre del 2018, l’accordo viene raggiunto a Beirut in una riunione cui partecipano Soleimani, il leader di Hezbollah Nasrallah e i leader sciiti iracheni Moqtada al Sadr e Hadi al Ameri. 👇
Il primo è stato il famoso capo dell’Esercito del Mahdi, protagonista indiscusso dell’insorgenza antiamericana dopo la caduta di Saddam Hussein. Il secondo è il capo dell’Organizzazione Badr, milizia che è diretta espressione dei Guardiani della rivoluzione islamica in Iraq. 👇
Per rendere l’idea, Ameri è uno che la guerra Iran-Iraq l’ha combattuta dalla parte dell’Iran. I problemi per il nuovo governo iniziano nell’ottobre scorso, quando a Baghdad e in altre province sciite partono proteste popolari antigovernative e appoggiate e cavalcate da Sadr. 👇
Gli iraniani credono che dietro ci siano gli Usa, Soleimani arriva a Baghdad per organizzare la risposta e tenere al potere il governo amico. A una riunione del Consiglio di sicurezza i partecipanti sono sbigottiti nel trovarsi di fronte Soleimani invece del premier. 👇
La risposta è durissima, uomini armati sparano sui manifestanti e anche sulle forze di sicurezza. Si contano centinaia di morti. Viene colpita anche l’abitazione di Sadr a Karbala. Ma proteste continuano e alla fine, su richiesta dell’ayatollah, Abdul Mahdi dà le dimissioni. 👇
Per l’Iran e i suoi alleati si tratta di un’intromissione inaccettabile. Il resto è storia di questi giorni. Il 27 dicembre viene attaccata una base militare statunitense nella zona di Kirkuk, muore un contractor. 👇
Il 30 dicembre rispondono gli Usa un raid sulle posizioni delle Brigate Hezbollah (milizie filo-iraniane che non c’entrano nulla con l’omonimo gruppo libanese) al confine con la Siria. Il bilancio è gravissimo, 25 combattenti morti e oltre 50 feriti. 👇
Il 31 dicembre, in occasione dei funerali dei miliziani di Kataib Hezbollah, Soleimani e i suoi uomini in Iraq mandano una folla di migliaia di civili e paramilitari alle porte dell’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad, in una zona apparentemente inviolabile. 👇
Gli assalitori riescono a entrare nel perimetro della sede diplomatica e a far fuoco a una guardiola. Chiedono che le forze statunitensi lascino l’Iraq, fino all’ultimo soldato. È una dimostrazione di forza assoluta dell’Iran. 👇
L’assassinio di Soleimani cambia le regole del gioco. L’Iran si prenderà del tempo per rispondere a sua volta, ma quando lo farà colpirà durissimo. Quest’anno negli Usa ci sono le elezioni: c’è da aspettarsi che gli effetti dell’attacco di stanotte si vedranno prima del voto. 🔚
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