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Mario, Salvini & Kant.

Per chi è interessato alla discussione su populismo, economia e democrazia, replico qui di seguito alle obiezioni dell'amico @OGiannino e ai molti che sono intervenuti nel thread di ieri e che ringrazio fin d'ora per i contributi. (1/n)
Due premesse necessarie e condivise con l’amico Oscar: 1) #Quota100 è un provvedimento socialmente iniquo. 2) I provvedimenti iniqui vanno censurati pubblicamente. La censura deve essere pubblica, e non solo privata, perché l’iniquità di #Quota100 ... (2/n)
... ha valenza sociale e universale, in quanto basata sulla legge. Il fatto che l’approvazione di un tale provvedimento iniquo venga da un semplice elettore e non da un politico non può in alcun modo modificare la natura del giudizio di censura. (3/n)
L’argomento è strettamente “ad rem”, e non rileva chi sia a pronunciarlo. Ecco quindi una prima ragione per criticare pubblicamente il giudizio di Mario il Pre-pensionato: egli, al pari di Salvini il Populista, approva infatti un provvedimento socialmente iniquo. (4/n)
Tale approvazione va pubblicamente censurata, e non si vede come chi condivide le premesse possa qui eludere il principio di non contraddizione: il giudizio su un provvedimento iniquo non può essere contemporaneamente di censura e di approvazione a seconda del soggetto. (5/n)
C’è una seconda ragione, che rende la censura del "grazie" di Mario ancora più severa, ovvero quando l’approvazione per un provvedimento socialmente iniquo è determinata non da soggettiva convinzione generale, per quanto errata, bensì da predatorio beneficio individuale. (6/n)
Tale beneficio (indebito sussidio a carico della fiscalità generale e dei lavoratori delle coorti più giovani) è determinato esclusivamente da un provvedimento la cui iniquità è pacifica, e il cui effetto di causalità sul beneficio individuale in questione è incontestabile (7/n)
Mario non approva #Quota100 per generico principio ideale, ma per esplicito e immediato interesse monetario personale, proprio in quanto tale iniquo provvedimento gli consente l’estrazione indebita di rendite economiche personali a scapito dell’equità sociale. (8/n)
Il giudizio di censura è aggravato dal fatto che tali effetti di legge non sono imposti, ma facoltativi. E Mario, scegliendo liberamente di avvalersene, conferma di agire per puro opportunismo personale, sfruttando a proprio vantaggio una norma iniqua. (9/n)
Qui si cela un equivoco con l’amico Oscar: la necessaria censura NON è sull’avvalersi ex post degli effetti legali di una norma iniqua, ma sull’approvarne a monte la legittimità generale proprio in quanto erogatrice di indebiti benefici personali. (10/n)
A ciò si aggiunga che, nel caso di Mario il Pre-pensionato, si tratta esclusivamente di interesse personale e per nulla di principio generale, in quanto per sua stessa ammissione egli non condivide i principi generali del Governo populista... (11/n)
... (e se ciò lo rende soggettivamente simpatico, non può tuttavia esimerci da una doverosa censura pubblica del suo giudizio di plauso per il il favore ricevuto da Salvini il Populista). (12/n)
Infine una terza e più grave ragione: lo scellerato scambio politico. Secondo l’amico Oscar, l’elettore sarebbe esentato dall’obbligo universale sull’equità di giudizio (vedi premessa n.2) poiché il politico lo ha irretito con promesse insostenibili. (13/n)
Ma il politico, in una democrazia rappresentativa, non è una categoria a priori, bensì un ruolo delegato e pro tempore, che dipende dal consenso degli elettori. Censurare il politico perché promette norme inique in cambio del consenso degli elettori sta nella premessa n.2 (14/n)
Ciò non esonera dalla censura gli elettori che partecipano coscientemente allo scambio. Se fosse legittimato l’elettore a pretendere l’estrazione d'indebite rendite individuali a scapito dell’equità sociale a maggior ragione lo sarebbe il delegato politico che lo blandisce (15/n)
Non si vede perché il politico debba essere più virtuoso del mandante. È questa la grande illusione nell’argomento dell'amico Oscar: attendersi che l’opportunismo individuale illiberale poiché in contrasto con l’equità sociale deleghi politici tanto virtuosi da limitarlo (16/n)
Al contrario, l’esistenza al governo di Salvini il Populista è perfettamente coerente nonché conseguente alla legittimazione pubblica concessa al “grazie” espresso nei suoi confronti da Mario, il Pre-pensionato opportunista. (17/n)
L’approvazione in sede parlamentare di un provvedimento iniquo rende l’opportunismo economico di Mario legale, e come tale va considerato e accettato, ma non trasforma il suo “grazie” in un’affermazione immune da censura. (18/n)
Ed è infine qui che bisogna scomodare Kant il Filosofo: l’imperativo morale che impone la pubblica critica sul giudizio di Mario è infatti categorico, non soggettivo. E l’io giudicante non è singolare ma trascendentale. (19/n)
La censura sul ringraziamento espresso da Mario il Pre-pensionato a Salvini il Populista non solo è economicamente e politicamente corretta e giustificata, ma è anche kantianamente necessaria e irrinunciabile. (20/n)
E’ errato sostenere che la censura derivi da un’asserita superiorità morale, in quanto tale giudizio è da ritenersi universale e indipendente dal singolo. Al contrario, esso non è né elitario né gerarchico, bensì il semplice e necessario effetto di un imperativo categorico (21/n)
Omettere di esprimere tale giudizio è semmai la vera colpa da imputare ai commentatori liberali. E poiché so per evidenza fattuale nonché per esperienza personale che l’amico Oscar non ha certo paura di esprimere fondate critiche alle inique scelleratezze della politica... (22/n)
...gli perdono la piccola fallacia logica sulla telefonata di Mario il Pre-pensionato, per cristallini, sovrabbondanti e cocciutissimi meriti civili e personali. E lo ringrazierò sempre del privilegio di discutere con lui e con voi, pubblicamente, su questi temi. (23/23)
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