Thread by @captblicero

[THREAD] Nell'ultimo mese e mezzo, a Roma sono scoppiate proteste contro l'assegnazione di case popolari a cittadini/e rom – in un’escalation di violenza e minacce, nonché in un clima di impunità generalizzata. Ecco come si è arrivati a questo punto, e cosa c'è dietro.

Da #TorreMaura fino a #CasalBruciato, passando per #Torrenova, l’intimidazione a legittimi assegnatari è stata declinata in chiave “etnica” al grido di “prima gli italiani”.

Qui una mappa interattiva degli episodi (grazie a @valrenzi per la cronologia) > bit.ly/mapparivoltean…

Ma andiamo indietro di qualche anno. Tra il 2016 e il 2017, l’estrema destra romana (Forza Nuova, CPI e altri) adottano una strategia fatta di picchetti antisfratto e tentativi di cacciare assegnatari perché “non italiani” – come succede a #SanBasilio, #Trullo e #TorBellaMonaca.

Come ha detto il giornalista Guido Caldiron (bit.ly/2WwsWBP), si tratta di realizzare “il sogno mancato del ‘Boia chi molla’” – un sogno che guarda al passato – rivolgendosi però verso l’orizzonte delineato da Alba Dorata in Grecia.

Arriviamo ai giorni nostri. Il contesto è quello di una situazione “al limite di rottura sul piano sociale” in alcune zone periferiche, della fragilità della giunta Raggi, e del fallimentare “piano rom” – spiegato da Carlo Stasolla in vari articoli > bit.ly/2VbWwel

Affinato da anni di proteste a Roma contro rom e migranti, il copione si ripete pressoché identico e si articola in varie mosse – che riprendo da questo mio reportage su @Internazionale (bit.ly/304y7uS) e da un pezzo più recente su @Viceitaly (bit.ly/2Juvywk).

I rom incarnano il bersaglio perfetto. Sono la minoranza più odiata d’Italia, il gradino più basso nella gerarchia dell’odio, e rappresentano un serbatoio retorico per *quasi tutta* la politica italiana. Lo descrive bene questo pezzo di @rivistailmulino > bit.ly/2He0HT9

Altro elemento cruciale: tutto ciò avviene in un clima di incredibile tolleranza da parte delle forze dell’ordine. Ne hanno scritto, tra gli altri, @annalisacamilli (bit.ly/2VgqMot), @JacobinItalia (bit.ly/2JeqaOE) e @Natascia_Grbic (bit.ly/2LB00HV).

Torniamo sulle azioni “altamente mediatizzate”. L’estrema dx, lungi dall’essere genuinamente “di strada” e “di popolo”, ragiona in termini soprattutto *mediatici*. Così facendo, “spinge agli estremi la conversazione su un tema” e “sfrutta l’ambiguità dei partiti” su questi temi.

Così facendo “mette in scena la presenza dell’estrema destra nei quartieri”. Siamo al luogo comune delle “destre che si sono prese le periferie” – che confonde militanti a tempo pieno con “cittadini indignati”, ed eleva pochi residenti alla voce dell’intera Italia "esasperata".

Ma non è mai così – la realtà è ben più complessa. Il caso del #TiburtinoIII è eclatante (bit.ly/2HjKuLf); così come lo sono Simone a #TorreMaura, i presidi antifascisti a #CasalBruciato, l’impegno delle reti di solidarietà, e l’opposizione degli stessi residenti.

In altre parole: “non sono le periferie a cercare CasaPound; è CasaPound che rincorre le periferie”. Eppure, i territori ospitano comunque “forme di resistenza collettiva" all'estrema destra.

Il clima politico è tossico, certo; ma non è vero che sia tutto morto. Anzi. [FINE]